Hansel e Gretel e la casetta di formaggio nel bosco: la favola della salute nutrizionale.

Quando Hansel e Gretel – i due fratellini della fiaba riportata dai fratelli Grimm – si perdono nel bosco, sono disperati. La matrigna non li vuole e il papà li ha abbandonati perché troppo povero per poterli mantenere. Nonostante la paura però i piccoli seguono il sentiero e a un certo punto, affamati e stanchissimi, giungono a una casetta al centro di una radura. Si avvicinano per chiedere qualcosa da mangiare ed è in quel momento che si accorgono che la casetta – l’intera casetta! – è fatta di morbido formaggio.

La cassetta della posta, la maniglia, la porta, le finestre, i gradini davanti l’entrata, i vasetti coi fiori messi sui davanzali… tutto è commestibile, tutto è delizioso!

«Aspetta Hansel, c’è qualcosa che non va qui.» Dice Gretel mentre il fratello divora lo stipite della porta. «Questa casetta non dovrebbe essere di marzapane?»

«Ma dai, che importa? L’importante è che sia buona da mangiare e fidati, è un incanto! Questo formaggio sa di latte, di pascoli erbosi e di cose buone…»

«Ma non è giusto! La fiaba parla chiaro: non abbiamo fatto tutta questa strada per mangiare del formaggio.» Gretel si mette a chiamare a gran voce. «Ci abiterà pur qualcuno qui. Voglio delle spiegazioni.»

E tutto a un tratto dalla porta mezza mangiucchiata si affaccia una vecchina con un cestino di pane in mano.

«Uuuh ma che bei ragazzini, e che fame!» Dice, «venite in casa che c’è anche l’insalata e…»

«No, un attimo.» Gretel ferma il fratello che si sta catapultando all’interno, «questa casa per contratto dovrebbe essere di marzapane e lei dovrebbe essere brutta e cattiva: perché invece è così sorridente e carina?»

E la vecchina ride. «Non sai che noia essere brutti e cattivi, bimba mia. A volte nella vita bisogna cambiare abitudini. Il marzapane sarà anche sfizioso ma fa male! Lo zucchero intasa le arterie e fa cariare i denti. Questo formaggio invece è un alimento sano e nutriente. Dà energia vera, rinforza le ossa, protegge la dentatura, aiuta il cervello a essere sveglio e non appesantisce la digestione.

Sono diventata salutista, non mangio più marzapane e bambini e il fegato, il cuore e i denti mi ringraziano. Mi è cambiata la vita: vado persino a correre tutte le mattine e sto benissimo! Inoltre ho spesso ospiti qui alla Casina del Montasio Dop e non sono più sola. Allora: vi fermate a pranzo?»

«Ma… il nostro papà è povero e se non possiamo rubarle il tesoro noi non potremo tornare a casa…»

«E vorrà dire che lo assumerò» dice la vecchina «così produrremo tanto buon formaggio per tutti!»

 

 

Autore: Emanuela Valentini

Le fiabe. Anche i buoni vicini amano il formaggio: il segreto delle Agane.

Nelle malghe sulle Alpi Giulie e Carniche, di sera davanti al fuoco si raccontano le storie dei boschi e delle creature che li abitano. Tra tutti spiccano le Agane, bruttissime streghe cattivelle dalle dita contorte e i nasi aguzzi, sempre pronte a giocare brutti scherzi al viandante di turno, a chi è a fare legna o semplicemente a chi si trova sui pratoni montani a giocare o a fare un picnic. Si dice che un tempo le Agane fossero amorevoli e gentili con le persone, che non le facessero perdere lungo i sentieri o scivolare nelle sassaie: questo perché avevano sempre con loro – legato alla cintura – un sacchetto pieno di dadini del formaggio più buono della montagna: il Montasio, che faceva sì che restassero sempre giovani, belle e felici e dunque gentili. Poi qualcuno ha rubato loro i sacchetti e senza quel delizioso nutrimento, le Agane hanno iniziato a invecchiare, le loro ossa a fare male, e il loro umore è peggiorato in modo irrimediabile.

I vecchi della montagna però conoscono i trucchi per non cadere nelle trappole delle creature magiche: ecco perché abbiamo deciso di svelare quello per ingraziarsi le Agane, molto semplice e di facile realizzazione.

Quando andate in montagna non dimenticate mai di portare con voi in una ciotola dei dadini di Montasio. E se doveste incontrare una anziana brontolona che cerca di indirizzarvi verso la sassaia, offritele il formaggio. Ne basta un dadino infatti per trasformare la strega in una fata dolcissima che si offrirà di mostrarvi gli angolini più suggestivi delle nostre Alpi, vi farà fare amicizia con gli animali selvatici che si nascondono nel bosco e giocare con le grandi farfalle della montagna e voi vivrete una gita indimenticabile.

Perché si sa, per stare bene, per sentirsi in forma e essere di buon umore è necessario mangiare nel modo migliore; il cibo sano è alla base del nostro benessere e anche di quello delle creature magiche. Ecco perché inserire il Montasio nella dieta di tutta la famiglia è la scelta più saggia; il Montasio è un formaggio nutriente e buono che va bene per tutti. E per tutti intendo proprio tutti: chi ha un’intolleranza al lattosio può gustarlo senza timore, perché il Montasio a 60 giorni di stagionatura è naturalmente privo di lattosio, trasformato in acido lattico da alcuni batteri amici che vengono aggiunti al latte nelle fasi iniziali della produzione. Portatelo ai vostri picnic: le Agane vi ringrazieranno!

 

Autore: Emanuela Valentini

Formaggio e letteratura: Orlando è furioso, ma Astolfo è affamato!

Astolfo, appena uscito dalla caccia alle Arpie, è affamato.

«Da quanto non consumo un buon pasto, degno del paladino che sono?»

«Salve, Astolfo!» C’è una creatura che lo aspetta sul prato.

«E tu chi saresti?»

«Sono un Ippogrifo! Il tuo taxi per la prossima avventura!» Si presenta l’animale.

«Non scherziamo. Io ho diritto a cibo e riposo dopo ogni missione: portami all’hotel a cinque stelle più vicino per favore.»

«Ti porto in un posto migliore!» Esclama l’Ippogrifo: c’è un amico che vuole conoscerti per rivelarti un segreto su Orlando.»

«Un despota sfruttatore che paga poco. So tutto di lui. Andiamo a mangiare che è meglio.»

«Però non hai mai visto il Paradiso Terrestre. Sapessi come si mangia bene…»

In meno che non si dica i due giungono in un luogo meraviglioso, pieno di ristorantini e tavole calde. Ma quando Astolfo sta per sedersi e ordinare arriva un tizio anziano che gli chiede di fare due passi.

«Non possiamo parlare mentre mangiamo?» Protesta Astolfo.

«Non c’è tempo. Mangerai quando questa missione sarà terminata.»

«Ti pareva. E chi saresti tu?»

«Sono San Giovanni Evangelista. Devi sapere che il tuo capo è pazzo furioso. Ha perso il senno.»

«Non avevo dubbi» dice Astolfo. «Quindi che si fa? Mi dimetto?»

«No! Ti porto nel luogo dove si trovano tutte le cose perdute dagli uomini. Lì recupererai il senno di Orlando e glielo riporterai, così la guerra potrà finire.»

«Spero sia vicino perché ho una fam…»

«Sulla luna.»

E i due a velocità supersonica attraversano la volta celeste fino alla luna. Astolfo sente un buon profumo mentre atterrano sulla superficie irregolare e bianca, morbida al tatto e così invitante che non può fare a meno di staccarne un pezzo e portarlo alla bocca.

«Ma è… formaggio!»

«Il senno!» Strilla il santo «cerca il senno!»

Ma la fame ha la meglio e Astolfo felice divora intere porzioni di luna.

«Fragrante, leggero, nutriente. Buono per i paladini di tutte le età.» Spiega un abitante della luna mentre Astolfo si nutre sulla cima di una collinetta di formaggio soffice.

«Si chiama Montasio. È particolarmente indicato per l’alimentazione degli eroi per via dei suoi principi nutritivi energetici: proteine, calcio, fosforo, ferro, vitamine… e poi è naturalmente privo di lattosio, quindi è digeribile e non intralcia le missioni. A proposito: come mai lei si trova qui?»

«Cerco il senno del mio capo!» Risponde Astolfo a bocca piena seduto su quelle sfiziose gibbosità. Finalmente si sente sazio, rinvigorito e felice come non mai.

Adesso può portare a termine brillantemente la sua missione!

E anche noi, se c’è il Montasio Dop sulle nostre tavole.

 

Autore: Emanuela Valentini

 

 

 

Souvenir Montasio: sapori da non dimenticare

Ultimo giorno di vacanza in Friuli Venezia Giulia e Marika è in agitazione, come sempre accade quando si preparano le valigie o ci si rende conto di dover lasciare un posto in cui ci si è sentiti a casa e di casa.

Vestiti, beauty-case, mappe segnate dei sentieri naturalistici visitati, guide turistiche di cosa fare, vedere e visitare in regione sono già stipati nel bagagliaio della macchina. Eppure, a Marika sembra che manchi qualcosa.

– I souvenir, non abbiamo preso nulla per ricordo! E sì che mi avevi detto di ricordarmene, Marco! –

Il marito è nella hall dell’albergo, sta per restituire le chiavi della stanza.

– Ma sì, abbiamo preso volta per volta. A San Daniele ho preso il prosciutto crudo, a Treviso una bottiglia di prosecco e a Chiusaforte una selezione di formaggi del Montasio. Quei formaggi di cui ci hanno decantato le proprietà praticamente ovunque per l’assenza di lattosio e la ricchezza di proteine, calcio e vitamine e che è parte integrante della storia del territorio e ingrediente protagonista del frico! –

Marika lo osserva mentre, dalla sua memoria, emergono in superficie alcune immagini delle azioni compiute e delle storie raccontate attraverso il gusto, l’olfatto e la vista delle ricette a base di Montasio esplorate nel corso della settimana.

– Strano, ero rimasta alla latteria che abbiamo visitato vicino a Treviso. Quella dove c’erano i depliant sulle proprietà nutrizionali e le modalità di produzione delle specialità enogastronomiche della regione. Dovevamo prendere lì i formaggi che abbiamo assaggiato e poi, sono tutti prodotti deperibili… –

Mirco inarca un sopracciglio.

– Tesoro, sono tutti prodotti che viaggiano sul tutto il territorio nazionale in confezioni fatte apposta per garantire la loro qualità. Nel dubbio, comunque, li ho messi nella borsa termica che ho acquistato in un supermercato a Udine. Quella che ho messo nell’angolo in fondo al letto. A proposito, l’hai già messa in macchina? Sara e Samuel gli hanno fatto uno spazio apposta. –

Scende il silenzio, la borsa con i Souvenir dal Montasio. Quella con il San Daniele, il prosecco e la selezione di formaggi di malga a diversa stagionatura, senza glutine, lattosio e nominato cibo preferito di Samuel in vacanza era ancora in camera.

Si sente il dlin delle porte dell’ascensore che si aprono. Un addetto dell’albergo esce con una borsa in spalla.

– Nella stanza 15 c’era questa, è vostra?

– Sì! – esclamano Mirco e Marika all’unisono.

È la borsa souvenir Montasio. Quella da non dimenticare per portare a casa i sapori di una vacanza memorabile, seppur con qualche piccolo imprevisto.

 

 

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

 

 

Frigo vuoto e banco formaggi: il Montasio che attira l’attenzione

Ore 12:30, pausa pranzo. Questa volta Marika ha scelto di portarsi da casa un’insalata preparata con qualche foglia di gentile, pomodori ciliegini e Montasio tagliato a cubetti.

Una forchettata alla volta, prima di riprendere le solite mansioni d’ufficio. Il sapore del formaggio di malga si mescola a quello fresco e delicato degli altri ingredienti. Un piacere per le papille gustative. Nutrimento sostanzioso, senza appesantire, per il corpo e per la mente.

Ad ogni assaggio di Montasio, il ricordo di una situazione collegato ad esso, come ad esempio, quella volta in cui aveva fatto gli straordinari e tornando a casa aveva realizzato che il frigo era vuoto.

I tempi per andare a fare la spesa erano contati e Marika, borsa in spalla e considerando con una rapida occhiata le esigenze del frigo e della famiglia che presto si sarebbe riunita a cena, aveva già raggiunto e percorso l’intera planimetria del supermercato più vicino e spuntato la lista delle cose necessarie da comprare.

Mancava solo il formaggio e non doveva essere uno qualsiasi. Si ricorda bene il momento in cui cercava, tra la vasta scelta di prodotti caseari ben allineati sul banco frigo, una confezione di Montasio, il preferito di casa dopo la vacanza in famiglia trascorsa, per la prima volta, in Friuli Venezia Giulia.

Quanto erano stati bene, in quei luoghi così vari: verdi, rilassanti, cadenzati dal rintocco di campane e campanacci in montagna, le file giallo-ramate dei campi di granoturco e dei vigneti in campagna, i ristoranti affacciati sul mare, le vie dei borghi, i negozietti delle città storiche della regione. Una varietà che scandiva la pausa dalla vita d’ufficio che fece sorridere Marika come quando, di fronte al banco frigo dei formaggi, voltava la confezione giusta per leggere le caratteristiche del Montasio:

– Un formaggio ad alto valore nutritivo e con una composizione equilibrata che comprende il 32-36% di acqua, 32-34% di lipidi e 24-26% di proteine.

Un ottimo prodotto che, grazie alla sua alta digeribilità, si adatta ai gusti di persone di tutte le età, anche per chi è celiaco o intollerante al lattosio. –

12.40, Marika si porta alla bocca un’altra forchettata di insalata e Montasio ma si vede ancora mentre, facendo la spesa, si rivede aggiungere una seconda confezione al carrello pensando a Marco, il marito, intollerante al lattosio ma ghiotto di prodotti tipici del Friuli e ai ragazzi, Sara e Samuel, che se lo mangiano volentieri senza farsi ripetere quanto il Montasio sia ricco di principi nutritivi ed energetici come proteine, calcio, fosforo, ferro e vitamine.

Ore 12:45. La pausa pranzo è finita e anche l’insalata di gentile, ciliegini e Montasio anche. Marika sa che in frigo è rimasto un po’ di Montasio, quanto basta anche per risolvere il problema di cosa fare di cena.

 

Cinque curiosità sul formaggio: l’occhiatura del Montasio Dop

Quanto è buono il formaggio? Tantissimo.

Quante curiosità esistono intorno a un alimento così antico? Un’infinità!

Ecco perché noi della redazione del Montasio Dop le abbiamo lette tutte quante – o quasi – e abbiamo raccolto e selezionato per voi le più carine, le più particolari e divertenti che ci aiuteranno a conoscere meglio il formaggio che mangiamo.

1 Per esempio lo sapevate che il processo di creazione del formaggio risale al 7.000 Avanti Cristo? Risalgono a quel tempo infatti i ritrovamenti dei primissimi allevamenti di pecore e capre in Asia.

Anche i romani e gli etruschi erano produttori e consumatori di formaggio, ma fu solo nel Medioevo che le tecniche vennero definite e approfondite nei Monasteri e solo in seguito i formaggi arrivarono sulle tavole dei cittadini.

2 E lo sapevate che la classica forma tondeggiante delle forme deriva dal fatto che i primissimi formaggi venivano lavorati dentro le ruote per essere più facilmente trasportabili quando ancora non esistevano i motori? Li facevano rotolare!

3 Siamo certi di stupirvi anche con questa notizia: ogni anno a Birmingham, in Inghilterra, ha luogo il World Cheese Award! Avete capito bene: un concorso per formaggi che vengono assaggiati da 300 assaggiatori professionisti che decretano poi il vincitore, il più buono di tutti!

4 Nel Medioevo i formaggi più famosi erano il Marzolino (perché prodotto a marzo) e il Parmigiano, chiamato anche “maggengo” perché invece lui era prodotto a maggio. E poco dopo, nelle Abbazie di Moggio Udinese, Chiaravalle e San Lorenzo di Capua nacquero il Montasio, il Grana e la Mozzarella di bufala: veri tesori della meravigliosa dieta mediterranea.

5 I formaggi hanno gli occhi? No? E allora cos’è l’occhiatura? Quella del Montasio per esempio qualcuno l’ha definita a occhio di pernice per alcune sue caratteristiche: è omogenea con occhi “ piccoli, regolari e lucidi all’interno”: ma di cosa stiamo parlando? Questa è la curiosità più curiosa di tutte.

Avete presente i buchi che ci sono in certi tipi di formaggi, uno su tutti l’Emmental?

Quei caratteristici fori rotondeggianti altro non sono che bolle di anidride carbonica che si formano durante la maturazione. E possono essere di varie dimensioni o regolari, piccoli e graziosi come quelli del nostro Montasio Dop!

 

Autore: Emanuela Valentini

 

 

Say cheese! La vera storia della leggendaria frase che anticipa le fotografie.

Nelle fotografie si sorride: lo facciamo tutti ma non è stato sempre così. Fino alla metà del ‘900 infatti non era d’uso sorridere quando veniva scattata una foto. Alcuni dati dell’epoca rivelano che i denti delle donne e degli uomini iniziarono a essere visibili nelle foto dal 1953 in poi, mentre i primissimi sorrisi (a bocca rigorosamente chiusa) erano cominciati a sbocciare già durante la metà degli anni quaranta.

Cosa sarà stato a fare scattare l’impulso di sorridere di fronte alla macchina fotografica?

Esistono varie ipotesi a riguardo. Una delle tesi più accreditate è quella che attribuisce l’origine di questa abitudine al Presidente americano Franklin Roosvelt, durante il secondo conflitto mondiale. Momento in cui chiaramente non c’era niente da ridere: guerra, crisi economica, città bombardate… ma pare che Roosvelt abbia deciso di farsi ritrarre sorridente proprio per infondere fiducia e speranza nella popolazione. Una forma di resilienza, la sua, un gesto quasi rivoluzionario per i tempi che correvano. Quel sorriso voleva dire: coraggio, la guerra finirà e torneremo a stare bene!

Ma c’è un’altra tesi che spiegherebbe anche l’uso della parola “cheese” che in inglese significa formaggio, quando si sta per scattare una fotografia.

Molto tempo fa un bravo fotografo inglese vagava per le valli del Friuli in cerca della fotografia perfetta. I paesaggi erano stupendi, la luce ottima, eppure il suo capo continuava a dire che voleva qualcosa di più… originale: qualcosa che non si era mai visto prima in una foto.

E così il nostro si recò a una sagra di paese dove i contadini e i pastori esponevano i prodotti del loro lavoro. E pensò che ritrarre quelle figure tradizionali fosse una scelta vincente, così raggruppò qualche uomo e donna del posto e chiese loro di posare per lui in modo serio e professionale. Quelli però continuavano a sorridere e il fotografo si voltò per capire da dove traessero tutta quella beatitudine. E capì. Alle sue spalle c’era il banco con l’esposizione del Montasio Dop e proprio in quel momento stavano tagliando una grossa forma color avorio e disponendo tanti cubetti di morbido Montasio su larghi piatti di porcellana per consentirne l’assaggio.

Le sue foto divennero famose perché uniche e da quel momento in poi non dimenticò mai di chiedere a chi posava per lui di dire: cheese!

E mai scelta fu più azzeccata: il calcio e il fosfato presenti nel Montasio infatti sono veri alleati del sorriso. Aiutano a ricostruire lo smalto e i minerali dei denti consumati dall’uso.

Pronti per un sorridente selfie di famiglia?

 

Autore: Emanuela Valentini

 

 

Aperitivo a Treviso: Montasio semplice e conviviale

Appena giunti in prossimità delle mura di Treviso fu chiaro, per Marika e famiglia, che non sarebbe stato facile trovare parcheggio. La città era in festa e, nello specifico, era la Festa dei Buranelli e in ogni via della città si potevano vedere e degustare le specialità trevigiane e quelle

provenienti da tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia.

Dalle mura ai canali, Treviso in festa era un’armonica combinazione di colori e sapori presentati in cornici che richiamavano le tradizioni e le innovazioni conservate e sperimentate in una triplice visione delle artigianalità del luogo. Questo è quanto raccontavano i simboli della città scolpite, in particolare, dalla fontana Tre Visi e la fontana delle Tette, nome quest’ultimo che fece ridere Samuel e che nell’acqua che zampillava dai seni della donna rappresentava l’abbondanza e la fertilità.

Un’abbondanza e una fertilità che, intrinsecamente connessa al latte materno, è l’origine anche dei preziosi e nutrienti prodotti caseari, dei vini e dei salumi esposti sugli scaffali dedicati alle specialità enogastronomiche offerte da bar e ristoranti nei modi più vari e originali e che provenivano dai dintorni e dalle distanze di Treviso. Una città che, ad ogni angolo, aveva più cose da vedere e da degustare di quanto ci si aspettava.

– Dove ci concediamo un aperitivo? – chiese Marco

Optarono per un locale sulle mura la cui visuale dava il senso di spazio, pace e libertà che Marika aveva provato il giorno prima, con l’escursione sulle malghe del Montasio.

Ordinarono un prosecco ciascuno, tranne Samuel. Un aperitivo al quale accompagnarono cestini di frico farciti di affettati e olive. Malgrado lo scenario vivace e cittadino, sembrava di fare un pic nic.

– Che carini, questi piccoli cestini! Cosa sono? – chiese Sara al cameriere

– È frico croccante, fatto con formaggi di malga. Il migliore è quello con il Montasio. È un ingrediente che utilizziamo spesso perché è ottimo, sano e adatto a tutti, anche per chi soffre di intolleranze al latte e suoi derivati. –

Sara ricordò il depliant raccolto nella stessa latteria di cui parlava il cameriere e che riposava nella sua tasca. Immaginò le informazioni depositarsi nella sua mente come le proprietà nutritive stagionano e si amalgano al gusto poliedrico e versatile del formaggio Montasio.

Sgranocchiò pensosa un pezzo di frico e sorseggiò il suo prosecco mentre i genitori e il fratellino chiacchieravano allegri, scambiandosi le impressioni raccolte in quei primi giorni di vacanza. Anche questa volta il Montasio si rivelava ottimo nella sostanza, semplice e conviviale, riconosciuta nel gusto dato da un formaggio di altissima qualità.

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

Montasio e innovazione: i due volti della produzione

In vacanza è bello variare e quel giorno Marika e famiglia avevano deciso di visitare e fare aperitivo a Treviso.

Nella brochure turistica sul Friuli Venezia Giulia, le immagini dei luoghi da visitare e dei negozietti dove degustare ogni tipo di leccornia e specialità parevano boutique e a Sara, la similitudine piacque. Dopo l’escursione sulle malghe del Montasio, visitare Treviso poteva rivelarsi divertente come le domeniche di shopping al centro commerciale.

– Guardate, ci sono le stesse mucche di ieri in montagna! – esclamò Samuel puntando il dito sul vetro del finestrino dell’auto.

Al di là di un recinto e di un campo sconfinato, la stessa qualità delle vacche selezionate per produrre formaggi DOP pascolava con la stessa placidità delle cugine montane.

Poco più avanti, un cartello indicava la direzione per il consorzio e la latteria dove poter acquistare prodotti freschi e genuini. Decisero di andare a vedere, Sara sbuffò.

– Tranquilla, Sara, andiamo solo a vedere e poi, passeggiata e aperitivo a Treviso. – mormorò Marika, rassicurante.

In latteria, gli addetti al commercio al dettaglio raccontarono a grandi linee quali tecnologie erano rimaste aderenti alle tradizioni casearie del Montasio e quali innovazioni avevano portato ulteriori benefici, verificati e certificati, alla produzione di uno dei formaggi più rinomati e richiesti della regione.

Sara notò un depliant a riguardo:

Composizione dei formaggi DOP italiani

In alcuni formaggi stagionati, durante il processo di produzione vengono aggiunti al latte alcuni batteri, che eliminano il lattosio trasformandolo in acido lattico. Il Montasio a 60 giorni di stagionatura, ad esempio, è  privo di lattosio. Analisi di laboratorio confermano che il lattosio è presente con valori inferiori a 0,01 g per 100 g di formaggio: oltre 10 volte in meno del limite previsto dalla normativa nazionale e comunitaria.

La tecnologia adottata per sua produzione del formaggio Montasio, inoltre, non comporta l’uso di ingredienti con glutine. Ricerche di laboratorio effettuate presso il DISMA della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano certificano, inoltre, che i campioni di formaggio Montasio analizzati non contengono glutine e per questo adatto anche per celiaci.

Sara era immersa nella lettura e non si accorse che i genitori e il fratellino avevano già concluso il giro.

Uscendo, Marco si rivolse a Marika chiedendole di ricordarsi del posto. Un cesto con le specialità del Montasio sarebbe stato un gustoso souvenir per le papille gustative di tutta la famiglia.

– Va bene ma, Sara? –

– Sono qui! – disse la ragazza, raggiungendoli.

Mise in tasca il depliant informativo con l’idea era di finire di leggerlo più tardi o alla prossima tappa di quelle vacanze in Friuli Venezia Giulia.

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

 

Storia e Montasio: una ricerca da dieci e lode

Finita la scuola e appena entrava in casa, Samuel lanciava lo zaino in corridoio per fiondarsi sui suoi amati videogiochi tranne quel giorno che si era diretto subito in cucina, aveva posato lo zaino e, svelto, aveva appeso un foglio sul frigo.

– Dieci e lode, in storia? –

Marika era sorpresa. Sapeva che la storia, come materia, proprio non gli andava giù. Lesse il foglio, parlava del Montasio e della sua produzione:

– Il Montasio appartiene alla grande famiglia dei formaggi alpini, prodotti che nacquero all’inizio del millennio nelle vallate delle Alpi Giulie e Carniche. Si voleva conservare il latte così da avere qualcosa di mangiare anche quando non veniva prodotto. Esiste dal 1200 e veniva prodotto dai frati Benedettini che, nei loro monasteri scrivevano tutto quello che riguardava le varie tecniche di produzione adottate dai malghesi della zona. A quei tempi, gli unici che sapevano scrivere bene erano i monaci che, chiamati amanuensi, passavano il tempo in cui non lavoravano a tenere copia scritta di libri provenienti da altri paesi e di documenti mercantili che potevano servire ai proprietari delle terre dove si produceva il Formaggio Montasio. Un prodotto che era molto ricercato e apprezzato nell’Italia Nord-Orientale perché, dai prezziari della città di San Daniele, datati 1773, si può leggere che il Montasio aveva un costo d’acquisto di molto superiore alla media degli altri formaggi… –

La ricerca continuava ancora di altre due pagine, precisa e dettagliata.

– Ho scritto tutto quello che ci raccontava quel signore che ci faceva da guida a Moggio Udinese e che ci ha indicato il convento delle suore Clarisse, quello dove i monaci Benedettini producevano il Montasio. Alcune cose le ho aggiunte guardando nel libro di storia che ci ha consigliato la maestra. –

Marika si ricordava di quella gita. Samuel, invece di seguire la guida, gironzolava nei dintorni come un capretto e non sembrava tanto attento alla storia dei luoghi e delle persone che vi hanno vissuto e lavorato. Si era fermato solo quando si erano stesi sull’erba per fare uno spuntino mentre lei, Marco e Sara parlavano di cosa fare il giorno dopo prima della partenza e del rientro a casa, senza far alcun riferimento a tutte le cose che il loro Cicerone gli aveva raccontato.

Si voltò verso il bambino. Senza che se ne accorgesse si era preparato da solo la merenda: un panino con prosciutto San Daniele e una fetta di Montasio.

Effetto gusto delle vacanze in Friuli Venezia Giulia?

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com