Diventare grande insieme al Montasio

La crescita di un bambino e i suoi trasferimenti per l’Italia alla ricerca del gusto originario del Montasio DOP, scoperto in un mercato. La storia dello speaker e giornalista Lorenzo Dardano.

 

Il primo assaggio di Montasio risale a circa trent’anni fa, al tempo delle elementari, quando il sapore del formaggio per me era quasi sconosciuto. Uscito da scuola, mano nella mano con mia mamma, mi recavo al mercato alimentare di Ancona, la città dove all’epoca vivevo col resto della mia famiglia. Si trattava di una maestosa struttura in ferro dal tetto a vetri, che ospitava decine e decine di banconi stracolmi di ogni ben di Dio, che con i loro aromi mi facevano salire l’acquolina in bocca. La nostra spesa quotidiana si concludeva sempre da Maurizio, il lattaio che aveva il banco proprio all’ingresso del mercato. Mentre serviva col suo consueto sorriso le persone avanti a noi, i miei occhi da bambino, che avevano appena conosciuto l’alfabeto, scorrevano le varie forme di formaggio esposte di cui cercavo di immaginare il gusto, e tentavano di leggere le etichette sillabandole.

M…O…N…T…”. “E a questo giovanotto non gli diamo niente da mangiare?”, domandò ad alta voce Maurizio interrompendo la mia lettura stentata. “Io vorrei questo…”, risposi indicando col ditino quel formaggio dal colore giallo e dalla crosta liscia. “Il Montasio fresco, ottima scelta, questo viene dal Friuli, glielo faccia assaggiare…”, esclamò rivolgendosi a mia madre mentre le porgeva la fetta tagliata per me. Da bambino curioso e impaziente quale ero, lo mangiai in un sol boccone, ringraziandolo goffamente. Mentre assaporavo il suo gusto delicato, facendo ritorno a casa, non potevo certo realizzare che quel formaggio di cui quel giorno imparai il nome, mi avrebbe fatto compagnia per lungo tempo.

 

L’assaggio del Montasio divenne infatti una buona abitudine quotidiana, che continuai a seguire anche quando, crescendo, cambiai scuole. Malgrado mi trovassi ora più distante dal mercato, cercavo comunque di ritagliarmi un momento per andare a salutare Maurizio prima di tornare a casa per il pranzo. Da adolescente più alto e robusto, il mio sguardo ora poteva scorgere meglio tutte le forme che affollavano ogni giorno il suo bancone rimasto sempre all’ingresso. Eppure alla fine la mia preferenza cadeva sempre sul Montasio che, grazie a lui, scoprivo nelle sue diverse stagionature. “Hai provato il Mezzano? Assaggia lo Stagionato…Aspetta, senti lo Stravecchio!”, mi incalzava giorno dopo giorno. Era come se la mia crescita – tra cambi di voce, abiti e scarpe – passasse piacevolmente da quel rito di cui non riuscivo più a fare a meno. Al punto da scegliere il Montasio non solo a tavola, ma anche a merenda e perfino fuori casa. Ho continuato infatti a seguire il suo particolare “richiamo” durante tutti i traslochi della mia vita, andandolo a scovare ed acquistare nei mercati delle città in cui mi trasferivo per studio o lavoro.

 

 

Oggi che, dopo vari cambiamenti, la voce è diventata quella di un adulto – e persino il mio principale strumento di lavoro – mentre la taglia dei vestiti è (fortunatamente) la stessa da un po’, non ho di certo abbandonato i miei “momenti Montasio”: prima della palestra, durante l’aperitivo con gli amici e, perché no, dopo una diretta notturna. Malgrado avessi ormai imparato a conoscere bene le sue stagionature, avevo come la sensazione che non fossi più riuscito a ritrovare il suo gusto originario. Quello che avevo assaporato anni prima da bambino all’uscita da scuola e che mi aveva fatto capire che gusto avesse il formaggio. Ed è per questo che quando di recente ho avuto la possibilità di tornare ad Ancona, non ho esitato a rifare lo stesso percorso a piedi che, benché fosse passato molto tempo, ricordavo ancora bene. La via che mi conduceva al mercato da cui provenivano gli stessi profumi di allora, a quel bancone che era ancora lì all’ingresso e che ospitava, come immaginavo, Maurizio. A parte qualche capello bianco in più, era sempre lui col suo immancabile sorriso e il cappellino bianco in testa. Ero convinto non mi avrebbe mai riconosciuto ed invece, non appena ha incrociato il mio sguardo, ha preso la forma ed ha cominciato ad affettare senza che nemmeno glielo chiedessi. Dopo avergli raccontato dove fossi finito e di cosa mi occupassi, mi ha detto solamente “Ti ascolterò”. Promettendo che gli avrei inviato l’articolo una volta pubblicato, me ne sono andato con in bocca il suo sapore originario e sottobraccio il pezzo di Montasio, che continuavo a guardare e riguardare. Con gli stessi occhi di bambino, diventato “grande”.

I 5 posti più strani in cui mangiare il Formaggio Montasio: la classifica.

Attimi rubati alla routine quotidiana, quelli in cui regalare al corpo e alla mente una pausa, quelli in cui concedersi uno spuntino genuino, come un pezzetto di Formaggio Montasio Dop. Un’eccellenza della gastronomia italiana da gustare in uno scenario fuori dagli schemi. Ecco la classifica dei “Momenti Montasio” più stravaganti, da provare almeno una volta nella vita.

 

  • In una casa sull’albero. Tra gli incontaminati boschi di Ugovizza in Friuli Venezia Giulia spunta una casetta in legno. Fin qui nulla di strano, se non che la dimora in questione ha la forma di una pigna e si trova a 10 metri di altezza, al livello delle cime dei pini. Una notte in un posto così magico va festeggiato con un aperitivo a base di Prosecco e cubetti di Montasio Fresco.

 

  • Prima di lanciarsi con il bungee jumping. Nato sull’Isola di Pentecoste (Pacifico) come rito di iniziazione all’età adulta e praticato buttandosi da torri di bambù con liane legate alle caviglie, il bungee jumping è diventato una pratica sportiva nel 1993. Da quella data i giovani e meno giovani sfidano la paura del vuoto lanciandosi da strutture attrezzate con appositi elastici. Cosa mangiare prima di affrontare un salto nel vuoto da oltre 100 metri di altezza? Un pezzetto di Montasio Stagionato, ricco di preziosi nutrienti come il calcio e le vitamine (maggiori informazioni a questo link: http://www.montasio.com/educazione-nutrizionale/).

 

  • Su una mongolfiera. “Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare”. Disse Leonardo Da Vinci. E così dicono quelli che hanno sperimentato il volo in mongolfiera. Visto che la mongolfiera segue le correnti del vento, durante il viaggio si potrebbero avvertire alcuni scossoni. Meglio quindi portare con sé uno spuntino veloce da tenere con una mano sola, in modo da usare l’altra per reggersi saldamente all’impugnatura presente sul bordo della cesta. Un’idea potrebbe essere un gustoso tramezzino con prosciutto cotto e Montasio Mezzano.

 

  • Dopo una nuotata con i delfini. In un parco marino di Malta, accompagnati da un addestratore professionista, è possibile vivere l’esperienza di tuffarsi nella vasca insieme a questi mammiferi particolarmente intelligenti e sensibili. Una volta finito di nuotare con i delfini e prima di andare ad incontrare i leoni marini, c’è il tempo per mangiarsi un hamburger con radicchio e Montasio, che è facilmente digeribile e ricarica con gusto senza appesantire.

 

  • Durante una “bonfire night”. Perché non provare l’usanza americana di riunirsi con gli amici attorno a un falò durante una notte di cielo sereno? Invece di arrostire i marshmallows, come fanno i cugini d’oltreoceano, si potrebbero intingere dei crostini di pane in una deliziosa fonduta di Montasio.

 

Lifestyle: quando il Pic Nic è chic.

Un cestino in stile provenzale, una grande tovaglia abbinata alle stoviglie e un ventaglio di pietanze attentamente selezionate. Oggi anche il Pic Nic domenicale con la famiglia o con gli amici richiede stile e cura dei dettagli.

Per rendere perfetta una scampagnata fuori porta è indispensabile innanzitutto assicurarsi di possedere un set di portavivande che permettano di trasportare comodamente le pietanze. Per dare un tocco glamour alla mise en place si possono scegliere una tovaglia colorata, da posizionare sopra a una coperta adagiata sull’erba, e stoviglie in ceramica dai colori chiari in modo da creare un gradevole contrasto di colore. L’atmosfera può essere resa ancora più country chic da un mazzetto di fiori posizionato al centro della tovaglia.

Quali pietanze scegliere per un Pic Nic di successo? Le parole d’ordine sono: qualità, stagionalità e creatività. I prodotti Made in Italy dal sapore genuino sono assolutamente da preferire per la preparazione di piatti conditi da un pizzico di fantasia. Ad esempio, invece dei classici panini, si possono preparare dei muffins al prosciutto e formaggio Montasio, da proporre come antipasto; per poi proseguire con una pasta fredda alle verdure e una coloratissima macedonia di frutta fresca. In questo modo si combineranno i principi nutritivi del Montasio, come il calcio, le proteine e la vitamina A, con le fibre contenute nella frutta e nella verdura. Ovviamente bisogna tenere conto dei gusti personali e delle intolleranze alimentari delle persone che partecipano al Pic Nic.

Da non dimenticare, infine, di portare una palla, delle racchette e dei giochi da tavolo per divertirsi tutti insieme dopo il pranzo.

Nato in Francia dopo la Rivoluzione, quando i cittadini presero l’abitudine di organizzare pranzi negli ampi giardini reali, il Pic Nic ha preso così piede che gli è stata dedicata una Giornata Internazionale, il 18 giugno. Già pensato al luogo perfetto nel quale organizzarne uno très chic?