Montasio DOP: la storia di un amore per la tradizione

La storia del formaggio Montasio dimostra come l’impegno, la costanza e la passione possano portare alla nascita di una tradizione, capace di trasmettersi di generazione in generazione. Come tutte le storie che si rispettano, anche quella del Montasio deve essere analizzata nei suoi elementi principali: i personaggi coinvolti, le azioni compiute, il luogo e il tempo in cui si svolge il nostro racconto.

La storia del caratteristico formaggio italiano origina dalle persone che, nel corso degli anni, ne hanno messo a punto le tecniche di produzione. Si tratta di una collettività che con dedizione si è presa cura del territorio, strettamente legato alla produzione del Montasio. Il mestiere del casaro non può esistere, infatti, se prima le vacche non vengono portate a pascolare e non si sfalciano i prati per avere una riserva di fieno. Oggi come allora, la cura del bestiame prevede responsabilità e impegni improrogabili: gli orari devono essere strettamente rispettati, sia per la mungitura sia per l’alimentazione degli animali; spesso può capitare di passare notti insonni di fronte ad un parto impegnativo; inoltre, è di fondamentale importanza prevenire in modo corretto o, purtroppo, far fronte alle malattie che sopraggiungono senza preavviso.

Introducendosi di più nell’ambientazione della storia del Montasio, si rileva come il nome di questo formaggio derivi dalla sua prima zona di produzione, ossia il massiccio del Montasio, delimitato dai corsi del Fella a ovest, dall’Isonzo a est e comprendente la Val Raccolana verso sud. Con gli anni però la zona di produzione del formaggio Montasio si è espansa in tutto il territorio delle province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste; e in tutto il territorio delle province di Treviso e Belluno ed in parte le province di Venezia e Padova.

Per ricostruire la storia del Montasio occorre fare riferimento a un prezzario della città di Udine risalente al 1773, relativo alla vendita delle merci grasse, dove compare per la prima volta il “Montasio Vero”. Inoltre, a sostegno di questo ritrovamento, nella zona della Carnia a metà dell’Ottocento erano già sorte numerose latterie sociali, per arrivare alla fine del secolo a registrare circa 96 latterie in tutta la provincia di Udine. Ma le sue origini sono molto più antiche: proprio nell’altopiano del Montasio sono state trovate testimonianza della produzione del Montasio fin dal 1200, presso l’abbazia dei monaci benedettini di Moggio Udinese, dove venivano affinate le prime tecniche di produzione per trovare una più comoda modalità di conservazione del latte e combattere la carenza di cibo dell’inverno. Nel corso dei secoli la storia del Montasio si è evoluta fino al riconoscimento come “tipicità” nel 1955, per poi ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC) nel 1986 ed, infine, la Denominazione di Origine Protetta dieci anni dopo.

Si può concludere, quindi, come la storia del formaggio Montasio sia la dimostrazione dell’amore e della passione che tutti i giorni i malgari manifestano per il territorio, per le persone, per gli animali, nonché per una tradizione, che si rinnova di anno in anno rimanendo sempre fedele a se stessa.

Cestini di formaggio con verdure e mimosa

È quasi l’8 Marzo e la festa delle donne sta per arrivare: hai già pensato a quando prendere le mimose? Sai già cosa vuoi organizzare?

Se il primo pensiero è stata l’organizzazione di una cenetta tra amiche o una cena romantica con una donna speciale, il Formaggio Montasio è l’alleato che fa al caso tuo.

Una buona idea è onorare la giornata con una semplice ricetta nella quale la mimosa ha un ruolo di primo piano, ad esempio aprendo la cena con dei scenografici cestini di formaggio con verdure e mimosa. Come si preparano? Per iniziare scaldate una padellina antiaderente tipica per la preparazione delle crêpes, e cospargetela con circa 40 g di Formaggio Montasio Fresco. Lasciatelo sciogliere delicatamente a fuoco medio, facendo attenzione che non si bruci. Poi giratelo con delicatezza, per non spezzarlo, giratelo dall’altro lato, questa volta più velocemente.
Come è stato cotto il primo, preparate altri 3 dischi di formaggio. Fino a quando sono ancora caldi, appoggiateli sul dorso di un bicchiere e date loro la forma del cestino, premendo leggermente con le mani, creando i lati del cestino.

Successivamente preparate gli asparagi, accorciandoli, pelandoli e lessandoli in acqua bollente, per poi tagliarli a tronchetti. Nel frattempo, scaldate in una padella una noce di burro e saltatevi gli asparagi tagliati.
Dopo aver riempito i cestini di formaggio con gli asparagi, è arrivato il momento di occuparsi della mimosa: cospargeteli sopra e se volete, guarnite anche con un uovo sodo sbriciolato, che intensifichi il colore giallo.

Ora la vostra cena può iniziare nel migliore dei modi.

Tanti auguri!

Diventare grande insieme al Montasio

La crescita di un bambino e i suoi trasferimenti per l’Italia alla ricerca del gusto originario del Montasio DOP, scoperto in un mercato. La storia dello speaker e giornalista Lorenzo Dardano.

 

Il primo assaggio di Montasio risale a circa trent’anni fa, al tempo delle elementari, quando il sapore del formaggio per me era quasi sconosciuto. Uscito da scuola, mano nella mano con mia mamma, mi recavo al mercato alimentare di Ancona, la città dove all’epoca vivevo col resto della mia famiglia. Si trattava di una maestosa struttura in ferro dal tetto a vetri, che ospitava decine e decine di banconi stracolmi di ogni ben di Dio, che con i loro aromi mi facevano salire l’acquolina in bocca. La nostra spesa quotidiana si concludeva sempre da Maurizio, il lattaio che aveva il banco proprio all’ingresso del mercato. Mentre serviva col suo consueto sorriso le persone avanti a noi, i miei occhi da bambino, che avevano appena conosciuto l’alfabeto, scorrevano le varie forme di formaggio esposte di cui cercavo di immaginare il gusto, e tentavano di leggere le etichette sillabandole.

M…O…N…T…”. “E a questo giovanotto non gli diamo niente da mangiare?”, domandò ad alta voce Maurizio interrompendo la mia lettura stentata. “Io vorrei questo…”, risposi indicando col ditino quel formaggio dal colore giallo e dalla crosta liscia. “Il Montasio fresco, ottima scelta, questo viene dal Friuli, glielo faccia assaggiare…”, esclamò rivolgendosi a mia madre mentre le porgeva la fetta tagliata per me. Da bambino curioso e impaziente quale ero, lo mangiai in un sol boccone, ringraziandolo goffamente. Mentre assaporavo il suo gusto delicato, facendo ritorno a casa, non potevo certo realizzare che quel formaggio di cui quel giorno imparai il nome, mi avrebbe fatto compagnia per lungo tempo.

 

L’assaggio del Montasio divenne infatti una buona abitudine quotidiana, che continuai a seguire anche quando, crescendo, cambiai scuole. Malgrado mi trovassi ora più distante dal mercato, cercavo comunque di ritagliarmi un momento per andare a salutare Maurizio prima di tornare a casa per il pranzo. Da adolescente più alto e robusto, il mio sguardo ora poteva scorgere meglio tutte le forme che affollavano ogni giorno il suo bancone rimasto sempre all’ingresso. Eppure alla fine la mia preferenza cadeva sempre sul Montasio che, grazie a lui, scoprivo nelle sue diverse stagionature. “Hai provato il Mezzano? Assaggia lo Stagionato…Aspetta, senti lo Stravecchio!”, mi incalzava giorno dopo giorno. Era come se la mia crescita – tra cambi di voce, abiti e scarpe – passasse piacevolmente da quel rito di cui non riuscivo più a fare a meno. Al punto da scegliere il Montasio non solo a tavola, ma anche a merenda e perfino fuori casa. Ho continuato infatti a seguire il suo particolare “richiamo” durante tutti i traslochi della mia vita, andandolo a scovare ed acquistare nei mercati delle città in cui mi trasferivo per studio o lavoro.

 

 

Oggi che, dopo vari cambiamenti, la voce è diventata quella di un adulto – e persino il mio principale strumento di lavoro – mentre la taglia dei vestiti è (fortunatamente) la stessa da un po’, non ho di certo abbandonato i miei “momenti Montasio”: prima della palestra, durante l’aperitivo con gli amici e, perché no, dopo una diretta notturna. Malgrado avessi ormai imparato a conoscere bene le sue stagionature, avevo come la sensazione che non fossi più riuscito a ritrovare il suo gusto originario. Quello che avevo assaporato anni prima da bambino all’uscita da scuola e che mi aveva fatto capire che gusto avesse il formaggio. Ed è per questo che quando di recente ho avuto la possibilità di tornare ad Ancona, non ho esitato a rifare lo stesso percorso a piedi che, benché fosse passato molto tempo, ricordavo ancora bene. La via che mi conduceva al mercato da cui provenivano gli stessi profumi di allora, a quel bancone che era ancora lì all’ingresso e che ospitava, come immaginavo, Maurizio. A parte qualche capello bianco in più, era sempre lui col suo immancabile sorriso e il cappellino bianco in testa. Ero convinto non mi avrebbe mai riconosciuto ed invece, non appena ha incrociato il mio sguardo, ha preso la forma ed ha cominciato ad affettare senza che nemmeno glielo chiedessi. Dopo avergli raccontato dove fossi finito e di cosa mi occupassi, mi ha detto solamente “Ti ascolterò”. Promettendo che gli avrei inviato l’articolo una volta pubblicato, me ne sono andato con in bocca il suo sapore originario e sottobraccio il pezzo di Montasio, che continuavo a guardare e riguardare. Con gli stessi occhi di bambino, diventato “grande”.

I 5 posti più strani in cui mangiare il Formaggio Montasio: la classifica.

Attimi rubati alla routine quotidiana, quelli in cui regalare al corpo e alla mente una pausa, quelli in cui concedersi uno spuntino genuino, come un pezzetto di Formaggio Montasio Dop. Un’eccellenza della gastronomia italiana da gustare in uno scenario fuori dagli schemi. Ecco la classifica dei “Momenti Montasio” più stravaganti, da provare almeno una volta nella vita.

 

  • In una casa sull’albero. Tra gli incontaminati boschi di Ugovizza in Friuli Venezia Giulia spunta una casetta in legno. Fin qui nulla di strano, se non che la dimora in questione ha la forma di una pigna e si trova a 10 metri di altezza, al livello delle cime dei pini. Una notte in un posto così magico va festeggiato con un aperitivo a base di Prosecco e cubetti di Montasio Fresco.

 

  • Prima di lanciarsi con il bungee jumping. Nato sull’Isola di Pentecoste (Pacifico) come rito di iniziazione all’età adulta e praticato buttandosi da torri di bambù con liane legate alle caviglie, il bungee jumping è diventato una pratica sportiva nel 1993. Da quella data i giovani e meno giovani sfidano la paura del vuoto lanciandosi da strutture attrezzate con appositi elastici. Cosa mangiare prima di affrontare un salto nel vuoto da oltre 100 metri di altezza? Un pezzetto di Montasio Stagionato, ricco di preziosi nutrienti come il calcio e le vitamine (maggiori informazioni a questo link: http://www.montasio.com/educazione-nutrizionale/).

 

  • Su una mongolfiera. “Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare”. Disse Leonardo Da Vinci. E così dicono quelli che hanno sperimentato il volo in mongolfiera. Visto che la mongolfiera segue le correnti del vento, durante il viaggio si potrebbero avvertire alcuni scossoni. Meglio quindi portare con sé uno spuntino veloce da tenere con una mano sola, in modo da usare l’altra per reggersi saldamente all’impugnatura presente sul bordo della cesta. Un’idea potrebbe essere un gustoso tramezzino con prosciutto cotto e Montasio Mezzano.

 

  • Dopo una nuotata con i delfini. In un parco marino di Malta, accompagnati da un addestratore professionista, è possibile vivere l’esperienza di tuffarsi nella vasca insieme a questi mammiferi particolarmente intelligenti e sensibili. Una volta finito di nuotare con i delfini e prima di andare ad incontrare i leoni marini, c’è il tempo per mangiarsi un hamburger con radicchio e Montasio, che è facilmente digeribile e ricarica con gusto senza appesantire.

 

  • Durante una “bonfire night”. Perché non provare l’usanza americana di riunirsi con gli amici attorno a un falò durante una notte di cielo sereno? Invece di arrostire i marshmallows, come fanno i cugini d’oltreoceano, si potrebbero intingere dei crostini di pane in una deliziosa fonduta di Montasio.

 

Lifestyle: quando il Pic Nic è chic.

Un cestino in stile provenzale, una grande tovaglia abbinata alle stoviglie e un ventaglio di pietanze attentamente selezionate. Oggi anche il Pic Nic domenicale con la famiglia o con gli amici richiede stile e cura dei dettagli.

Per rendere perfetta una scampagnata fuori porta è indispensabile innanzitutto assicurarsi di possedere un set di portavivande che permettano di trasportare comodamente le pietanze. Per dare un tocco glamour alla mise en place si possono scegliere una tovaglia colorata, da posizionare sopra a una coperta adagiata sull’erba, e stoviglie in ceramica dai colori chiari in modo da creare un gradevole contrasto di colore. L’atmosfera può essere resa ancora più country chic da un mazzetto di fiori posizionato al centro della tovaglia.

Quali pietanze scegliere per un Pic Nic di successo? Le parole d’ordine sono: qualità, stagionalità e creatività. I prodotti Made in Italy dal sapore genuino sono assolutamente da preferire per la preparazione di piatti conditi da un pizzico di fantasia. Ad esempio, invece dei classici panini, si possono preparare dei muffins al prosciutto e formaggio Montasio, da proporre come antipasto; per poi proseguire con una pasta fredda alle verdure e una coloratissima macedonia di frutta fresca. In questo modo si combineranno i principi nutritivi del Montasio, come il calcio, le proteine e la vitamina A, con le fibre contenute nella frutta e nella verdura. Ovviamente bisogna tenere conto dei gusti personali e delle intolleranze alimentari delle persone che partecipano al Pic Nic.

Da non dimenticare, infine, di portare una palla, delle racchette e dei giochi da tavolo per divertirsi tutti insieme dopo il pranzo.

Nato in Francia dopo la Rivoluzione, quando i cittadini presero l’abitudine di organizzare pranzi negli ampi giardini reali, il Pic Nic ha preso così piede che gli è stata dedicata una Giornata Internazionale, il 18 giugno. Già pensato al luogo perfetto nel quale organizzarne uno très chic?