Montasio DOP: l’ingrediente segreto delle feste

Il Natale è ormai alle porte, e tra regali last minute, decorazioni di ogni genere e fantasiosi presepi, la domanda più gettonata continua a rimanere ancora una: cosa mangeremo?

Imbandire le tavole per stupire i propri ospiti non è mai semplice, e trovare idee innovative che sappiano lasciare di stucco i nostri invitati è sempre più difficile. Ecco allora che il nostro amato Montasio DOP torna ad essere protagonista delle nostre tavole vestendo l’abito delle feste, suggerendoci un paio di ricette di Natale semplici, perfette anche per i meno esperti e che ci faranno fare un figurone senza però impazzire.

La prima proposta è una focaccia farcita con Montasio Mezzano, prosciutto e spinaci. Il primo passo è preparare l’impasto mescolando 800 gr di farina, 20 gr di lievito di birra disciolto in 400 gr di acqua, 30 ml di olio evo, 15 gr di zucchero e 12 gr di sale. Una volta che gli ingredienti saranno ben amalgamati, si ripone il composto in una ciotola leggermente unta e lo si fa riposare per circa 60 minuti, aspettando che raddoppi di volume. Una volta trascorso questo periodo, si prende l’impasto, lo si divide in due e si stende una metà su una teglia ben unta. Si dispongono quindi su di esso 100 gr di prosciutto cotto, 200 gr di spinaci (bolliti e strizzati), 200 gr di Montasio Mezzano, la salvia, la maggiorana e un pizzico di sale. Si stende il resto dell’impasto affinché copra la base, si fa lievitare di nuovo la focaccia in un luogo caldo fino al raddoppio del volume, e infine la si inforna a 200 °C per circa 20 minuti. Il consiglio è quello di avere un forno già ben caldo al momento dell’inizio della cottura e di ungere anche le parte superiore dell’impasto quando lo si lascia riposare. Non solo bella da vedere, ma anche gustosa, semplice da preparare e perfetta se a tavola ci sono anche dei bambini.

La seconda ricetta è invece quella delle sfogliatine di pera e Montasio Fresco con salsa al cioccolato. Si procede a stendere un rotolo di pasta sfoglia dal quale si ricaveranno 8 rettangoli, e su 4 di questi si andranno a formare dei tagli netti. Per la farcia si affetta finemente 1 pera (qualità Abate) e la si condisce in una ciotola con 30 gr di zucchero e 100 gr di Montasio Fresco. Si dispone il ripieno sui 4 rettangoli integri e si utilizzano quelli incisi come copertura. Pressati i bordi si procede ad infornarli a 180 °C per 10-12 minuti. A questo punto si passa alla preparazione della salsa portando a bollore 100 gr di panna fresca con l’anice stellato e il chiodo di garofano. Arrivata a temperatura la si filtra in una ciotola su 30 gr di cioccolato fondente sminuzzato in precedenza. Si mescola il composto con una frusta e, utilizzando una forchetta, se ne versa una parte su ognuno dei rettangoli di pasta sfoglia. In questo caso, il nostro suggerimento è di decorare il piatto con degli alkekengi che sapranno donare alla vostra preparazione un tocco in più di eleganza. Anche lo zucchero a velo può essere usato per la guarnizione, ricordando così l’effetto di una lieve e soffice nevicata. Un dessert irresistibile per chiudere in bellezza il banchetto delle feste.

Due proposte gustose, e facili da preparare, rese ancora più uniche dall’ingrediente per eccellenza: il formaggio Montasio DOP. Un alimento non solo saporito ma anche ricco di nutrienti, come il calcio e le proteine, che lascerà tutti i vostri commensali stupiti dalla vostra creatività facendovi finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Non resta che dirvi buon appetito e augurarvi un buonissimo Natale!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Formaggi e foraggi

“Siamo quello che mangiamo” asseriva nell’ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, sostenendo che un popolo può crescere e svilupparsi proprio tramite il miglioramento costante della sua alimentazione. In effetti, sebbene la sua fosse una visione di natura filosofica più che scientifica, l’educazione alimentare è più attuale che mai e le regole di una dieta bilanciata, corretta e misurata stanno penetrando sempre più nell’intero tessuto sociale.

Tali principi, inoltre, non si applicano esclusivamente alla nostra alimentazione, ma valgono bensì per ogni essere vivente, comprese le nostre amate amiche mucche che, per regalarci ogni giorno il loro straordinario latte, meritano un trattamento da regine che inizi proprio da un’alimentazione attenta ed equilibrata.

L’importanza che una corretta dieta ricopre sullo stato di salute dell’animale è infatti cosa ben nota, e per poterla assicurare è necessario seguire regole ferree e rispettare protocolli ben definiti. Ecco quindi che il sapere atavico della tradizione deve necessariamente unirsi ai più recenti progressi scientifici, facendo costantemente propri i principi derivanti dalla zootecnia. Nasce così una cultura casearia di qualità che deriva non solo dall’utilizzo di tecniche uniche tramandate nel tempo, ma anche da una cura e da un’attenzione unica nei confronti dell’intero processo, dalla coltivazione del primo stelo d’erba fino al confezionamento del prodotto finale. Questo Montasio lo sa bene, e per riuscire a portare sulle nostre tavole, giorno dopo giorno, il suo gusto unico e autentico ha deciso di rispettare rigide procedure di produzione e stagionatura che trovano la loro primaria applicazione proprio nei pascoli e nei campi.

Il tutto inizia quindi seminando il foraggio e pianificando, in maniera tutt’altro che casuale, il giusto rapporto tra proteine e fibre, dal pascolo all’aperto al foraggiamento notturno protetto in stalla. A questo si aggiunge l’utilizzo di piante aromatiche spontanee, ricche di oli essenziali, capaci di condizionare la salute e la produttività delle bovine grazie ad importanti elementi nutritivi specifici di ogni essenza vegetale.

Il risultato è un alimento di elevata qualità in grado di portare dal campo alla stalla quei microrganismi che conferiscono al latte proprietà uniche ed eccezionali, influenzando positivamente le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche del Montasio grazie ad un perfetto equilibrio tra lipidi e proteine.

Un’attenta stagionatura sarà poi il magico tocco finale capace di conferire alle forme un ulteriore valore aggiunto, dando così vita ad una realtà moderna per metodi e rigidi protocolli, ma antica per cuore e conoscenza. Giusto vanto ed orgoglio delle feconde terre del Veneto e del Friuli, e delle generose persone che le popolano.

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Inseguendo il gusto: Montasio e Cheese Rolling

Quando si parla di sport, la corsa è certamente una di quelle attività che occupa i primi posti della lista. Si tratta di un mondo fatto molto spesso di competizioni agonistiche e sfide complesse che spingono ad oltrepassare i propri limiti, ma altre volte i partecipanti sono semplicemente alla ricerca di un po’ di svago: vogliono allontanarsi dai grandi obiettivi focalizzati sul tempo, e cercare un’esperienza che li porti fuori dai soliti circuiti per trascorrere una giornata all’insegna della spensieratezza e del divertimento.

E se si decide di orientarsi verso qualcosa di più particolare, ecco allora che l’universo delle competizioni podistiche rivela un’infinità di mondi popolati da persone che, ad esempio, corrono portando un frigorifero sulle spalle, oppure facendo rotolare davanti a sé delle pesanti botti, come capita a Montepulciano nell’annuale manifestazione de “Il Bravìo delle Botti”, o ancora andando a rotta di collo giù per una ripida scarpata, inseguendo una forma di formaggio rotolante a grande velocità.

Esatto, avete capito bene. Così come dei levrieri inseguono una lepre all’interno di un cinodromo, allo stesso modo gruppi di impavidi eroi corrono dietro ad un formaggio giù per un pendio dando vita al cosiddetto “Cheese Rolling”, una competizione sportiva di antiche origini (presumibilmente Gallesi, ma forse radicate addirittura nell’Impero Romano), annoverata sotto la disciplina della corsa. Ma, a voler essere realisti, il Cheese Rolling è molto più estremo e imprevedibile di una classica gara di sprinting o di una maratona vecchio stile.

Il concetto è semplice: una forma di formaggio viene appoggiata sul suo bordo dal Cheese Master (il direttore di gara) e lasciata rotolare liberamente lungo il pendio di una ripidissima collina raggiungendo incredibili velocità che possono superare i 100 km/h. Sta ai coraggiosi concorrenti rincorrerla e afferrarla nella sua rocambolesca discesa, arrivando prima di tutti gli altri.

Una tradizione che corre veloce (letteralmente!) e che ha fatto il suo debutto anche nel nostro bel paese sull’Altopiano di Brentonico, nei pressi di Rovereto (Trentino) dove la corsa, a partire dal 2003, si ripete ogni 2 anni con tanto di nomina di campione dell’anno nella disciplina. E perché allora non dare il via ad una sfida tutta italiana, mettendo in competizione le regioni e i formaggi della nostra penisola? Di certo il Montasio darebbe filo da torcere a tutti i partecipanti: le splendide montagne del Veneto e del Friuli e i rigogliosi prati di queste terre permetterebbero alle perfette forme circolari di correre a velocità mai viste prima, regalandoci un’elettrizzante giornata all’insegna dello sport.

Insomma, un modo originale e nuovo per vivere e far proprie le tradizioni e i costumi di un’altra terra, praticando un’attività fisica adatta proprio a tutti i gusti!

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Formaggio Montasio: un gusto statuario

I formaggi, freschi o stagionati che siano, vengono prodotti in tutto il mondo e assaporati in tanti modi, antichi e moderni. Gustati a cubetti, grattugiati, a fette, accompagnati ad un buon tagliere di salumi o ricoperti da fiumi di dolcissimo miele, sono spesso ingredienti segreti di preparazioni gastronomiche uniche: capolavori dal valore inestimabile e dal sapore raro.

Che questo fantastico prodotto sia un pilastro portante della cultura culinaria mondiale è risaputo, ma che addirittura potesse essere considerato una vera e propria opera d’arte non è qualcosa di noto per tutti.

Secondo Michelangelo, ogni blocco di marmo conteneva dentro di sé una statua, e spettava allo scultore scoprirla e liberarla dal suo involucro. Allo stesso modo, Sarah Kaufmann, artista professionista, vede in ogni forma un delizioso capolavoro pronto ad emergere per stupirci con la sua bellezza e bontà. In questo caso però non parliamo di pietra, ma di squisito formaggio!

La passione di Sarah per l’arte è nata quando era bambina. Amava infatti disegnare e per questo, una volta al college, decise di intraprendere gli studi di arte commerciale e pubblicità. Non ha invece mai studiato scultura, per cui possiamo dire che le sue opere sono frutto di un talento naturale, e di un grande appetito! Secondo Sarah, scolpire con il formaggio è più piacevole che farlo con il legno o la pietra perché è possibile fare uno snack mentre si lavora, e come darle torto.

Oggi è richiestissima per matrimoni, feste aziendali e associazioni casearie, che richiedono la sua maestria per molti eventi. Da statue di Babbo Natale a riproduzioni di Ronald Regan, la Cheese Lady (questo il suo soprannome) ha realizzato opere di oltre 3 metri di altezza utilizzando alcuni coltelli e scalpelli, originariamente pensati per le sculture in legno, e modificati per le sue necessità.

Sarah fa parte inoltre di un movimento artistico in crescita, che condivide un obiettivo comune piuttosto impegnativo: portare l’arte legata al cibo fuori dalle sagre di paese e renderla un concetto più diffuso e mainstream.

Certamente, se decidessimo di esportare questa tradizione anche nel nostro bel paese, di certo non avremmo problemi di materia prima. Eh si, perché con un prodotto di così elevata qualità come il Montasio, le nostre montagne potrebbero diventare musei gastronomici: vallate meravigliose dove si respirano profumi di un’epoca caratterizzata dalla vita bucolica e nelle quali il tempo sembra essersi fermato. E noi rimarremmo lì, esterrefatti, ad ammirare profumate opere d’arte casearia, capolavori di maestria e tradizione.

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Autore: Federico Mandolese

Picnic in Malga Montasio tra natura e cibo genuino

Il profumo dell’erba bagnata dalla pioggia della notte precedente solleticava le narici di Melissa. Alle 9.00 del mattino il sole era già alto nel cielo e rifletteva i suoi raggi dorati sui fili d’erba che ricoprivano il verdeggiante altopiano.

– Matteo, facciamo una passeggiata verso Sella Nevea prima di trovare un posto carino per il picnic. – Disse chiudendo l’auto.

A mio marito serviva proprio una giornata in mezzo alla natura, è sempre così stressato dal lavoro. Pensò Melissa osservando l’uomo dai jeans stropicciati che procedeva a passi veloci giù per la stradina stringendo il manico di una cesta colma di prelibatezze.

– Che profumino delizioso arriva da qui – Sorrise l’uomo, sbirciando il recipiente di vimini.

Quando, la sera precedente, aveva preparato le cibarie per il giorno successivo, la ragazza aveva optato per due grossi panini farciti di prosciutto crudo e di Montasio Dop fresco, che era il suo formaggio preferito fin piccola. Adorava il suo gusto morbido e delicato, in più lo sceglieva perché essendo un formaggio naturalmente privo di lattosio era un alimento perfetto per il marito, intollerante a questo zucchero.

– Non aspettarti cose elaborate, ho scelto la semplicità dei prodotti locali. –

– Hai fatto bene, sai che amo la genuinità. – Aggiunse, stringendole la mano.

Dopo un paio di chilometri, in fondo a un sentiero circondato da alberi ad alto fusto, fecero capolino una manciata di tavoli in legno.

– È il posto perfetto! – Esultò Melissa, correndo verso la panchina più vicina e tirando fuori dallo zaino il suo vecchio pallone da pallavolo.

– Vieni che facciamo due tiri. –

– Devo proprio? – Matteo appoggiò pigramente la cesta al fresco.

– Dai che dopo la partita ci mangiamo i panini con il Montasio. –

– Ah allora vediamo che sia una partita breve perché mi è venuta una fame! –

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

 

Montasio DOP: un sapore senza tempo

Le caratteristiche organolettiche di un alimento sono indossolubilmente legate al territorio in cui questo viene prodotto. Così l’unicità e riconoscibilità del formaggio Montasio DOP sono connesse alla zona di produzione che il disciplinare definisce in tutto il territorio delle province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste, in tutto il territorio delle province di Treviso e Belluno ed in parte nelle province di Venezia e Padova.

In queste aree del Nord-Est, la tradizione casearia è molto antica, tanto che già nel 1200 i monaci Benedettini dell’Abbazia di Moggio Udinese avevano messo a punto un procedimento per conservare il latte durante l’inverno, dando vita così all’alimento che verrà successivamente chiamato con il nome di “formaggio”. Nel corso del tempo, grazie all’abilità dei malgari nell’affinare le tecniche casearie e alla qualità del latte vaccino legato a un’alimentazione animale su pascoli estivi, il prodotto venne a definirsi sempre di più, tanto che nel 1773 in un prezziario di San Daniele del Friuli, comparve la dicitura “Formaggio Montasio” e da lì in poi il Montasio continuò ad essere riportato nei documenti mercantili del Nord Italia.

Il Montasio è l’ingrediente principe di un piatto friulano molto conosciuto. Si tratta del frico, un tortino preparato in padella con il formaggio fuso, al quale vengono aggiunte, a seconda della ricetta, le patate e le cipolle. Una delizia da assaporare in abbinamento a un vino rosso di media struttura e buona acidità come il Refosco dal Peduncolo Rosso.

Ma con il Montasio si possono preparare tante altre ricette, vuoi quale consiglio? Fai click qui: http://www.montasio.com/le-ricette/

Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Bando per l’accesso individuale – Sottomisura 3.2 approvato con D.G.R. n.1069, dd.25.06.2019

La bellezza da mangiare: se il Montasio fosse un’opera d’arte.

Immaginiamo di essere in un museo. Abbiamo attraversato corridoi luminosi costellati di piedistalli con sopra sculture neoclassiche, vasame antico, teche interamente ricoperte di gioielli di altre epoche. Alle pareti sono appese tele di diversi periodi storici che mostrano ritratti di donne, paesaggi bucolici e nature morte. Respiriamo arte. Siamo circondati dal genio di persone che hanno attraversato questa vita prima di noi, dalla loro espressione, dal loro sguardo sul mondo. L’atmosfera è ricca di bellezza.

Poi la guida si ferma davanti a una teca di cristallo a mezza altezza dalla quale si sono appena discostati altri due gruppetti di visitatori, assume una postura fiera e dice: «Qui abbiamo un capolavoro dell’arte casearia.»

Incuriositi ci disponiamo tutto intorno alla teca e ammiriamo una forma di formaggio cilindrica con facce piane o leggermente convesse, imponente e perfetta.

La targhetta avvitata alla base della teca dice: MONTASIO DOP.

«Il Montasio appartiene alla grande famiglia dei formaggi alpini.» Riprende la guida muovendo qualche passo intorno alla teca lucidissima.

«Questi formaggi hanno avuto origine agli inizi del millennio. La loro produzione serviva a mettere al sicuro un prodotto che si rovina facilmente come il latte e farlo durare a lungo sotto forma di cibo solido. Questo garantiva riserve di cibo per i periodi in cui il latte scarseggiava o era completamente assente. Pensate che invenzione: che novità per l’epoca!»

«In questo modo potevano mangiare il formaggio tutto l’anno come noi!» Esclama un bambino e la guida sorride.

«Proprio così: adesso vi racconto un po’ di storia. Il Montasio nasce verso il 1200 nelle vallate delle Alpi Giulie e Carniche grazie alla costanza e intelligenza dei frati Benedettini. A Moggio Udinese (sul versante nord del Montasio) si trova ancora adesso il convento, oggi utilizzato dalle suore Clarisse, in cui probabilmente vennero affinate le varie tecniche di produzione proprie dei malghesi della zona. Ma ammiriamo la bellezza di questa forma: la crosta si presenta liscia, sottile, chiara che va scurendosi con la stagionatura. La pasta è compatta, elastica. Più morbida nella versione Fresco, diventa più dura e friabile quando è Stagionato. Il sapore è morbido e delicato nel Fresco, che va via via rinforzandosi nel mezzano fino a diventare deciso con una lieve piccantezza nello Stagionato e particolarmente aromatico nella tipologia Stravecchio. Quindi possiamo dire di trovarci davanti a una vera e propria opera d’art…»

«Eh no» fa il ragazzino strizzandole l’occhio, «prima di affermarlo con certezza dobbiamo assaggiarlo!»

La guida ride e annuisce. «Hai ragione: stavo per invitare tutti alla degustazione nella sala qui accanto!»

Applausi. Perché se c’è Montasio è sempre festa.

 

 

Autore: Emanuela Valentini

 

Le tradizioni del Montasio: sapori ad alta quota

Le vacanze, per la famiglia e soprattutto per il marito, equivalgono a escursioni e vita all’aria aperta: Marika lo sa bene ed è uno dei motivi per cui l’ha sposato.

Fin da ragazza, le era sempre piaciuta la sua immagine di uomo avventuroso, capace di affrontare le fatiche dell’ascesa con un sorriso ottimista però, forse, il percorso delle malghe del Montasio, da Chiusaforte al rifugio Giacomo di Brazzà era un po’ troppo come primo giorno di escursione nei dintorni della riserva naturale Val Arba.

Sara non si lamentava ma Samuel, cominciava a stancarsi e, avvilito, aveva smesso di chiedere quanto mancava al rifugio.

– Forse dovremmo tornare indietro… – mormorò Marika, un po’ preoccupata.

– Siamo quasi arrivati, ancora qualche passo e, ecco il rifugio! – esclamò Marco, con il solito sorriso.

La vista della casetta illuminò lo sguardo di Samuel che sorpassò tutti per raggiungere le panche per sedersi mentre gli adulti si godevano il panorama mozzafiato camminando.

Al rifugio si potevano anche assaggiare le specialità della zona e il gestore propose, per cominciare, affettati e formaggi di malga.

– Mi piace il formaggio ma, purtroppo, sono intollerante al lattosio… – spiegò Marco

– Non si preoccupi, il formaggio Montasio prodotto nella malga è ottimo, anche per chi è intollerante al lattosio e ha talmente tante qualità buone per la crescita e la salute da fornire energia per fare due volte il giro delle malghe –

Il gestore del rifugio spiegò loro che il formaggio Montasio è considerato molto pregiato perché, anticamente, gli allevatori dei paesi vicini conducevano le vacche sulle malghe, il posto migliore per il pascolo anche se faticoso da raggiungere.

Lasciate libere e non chiuse tutto il giorno nel recinto, le bovine potevano godersi l’aria pura e le tenere erbe montane. In quelle condizioni, producevano un latte squisito per i vitellini e i loro padroni, materia prima per produrre formaggi e specialità casearie ricche di calcio, proteine e vitamine e con pochissime, se non inesistenti, concentrazioni di lattosio.

– Pascolano ancora le mucche da queste parti? – domandò Samuel che, nel frattempo e per sicurezza, aveva mangiato la sua parte di formaggio Montasio e quella di suo padre.

– Sì, quando raggiungerete le malghe le troverete. –

E infatti, le trovarono a pascolare placide e tranquille perfettamente integrate ai profili e ai pendii del Montasio. Samuel non le aveva mai viste da vicino, se le immaginava sempre chiuse in una stalla in mezzo a campi piatti.

– Sono simpatiche, si lasciano accarezzare! – esclamò Samuel

– Sì però, mi raccomando, cerca di non fare movimenti bruschi che le spaventi! –

– Ok! –

A guardarlo così vivace, con le guance rosse e il sorriso del padre stampato in faccia, Marika pensò che forse doveva chiamarlo Peter, come l’amico di Heidi.

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

 

Vacanze in Friuli Venezia Giulia: alla scoperta del Montasio

– Vuoi trascorrere le vacanze in Friuli Venezia Giulia, con i ragazzi? –

Marika guardava dubbiosa il marito, che dall’altra parte del tavolo della cucina, sfogliava una brochure delle cose da fare e da vedere in regione. Tra immagini e didascalie raccolte, spiccavano le malghe del Montasio, origine della produzione un formaggio antico e decantato, da sempre, come ottimo e molto, molto rinomato.

– Sì, per stare tutti insieme in famiglia… – rispose Marco, un po’ sconcertato dalle perplessità della moglie.

– E se si annoiano? Samuel e Sara sono abituati alla vita di città, alle sale videogiochi e ai giri nei centri commerciali e poi, lo so che ti piace il frico ma, ti ricordo che hai appena scoperto di essere intollerante al lattosio… –

– Ci sono i parchi avventura, piste ciclabili, Samuel si divertirebbe di più e non mi sembra un male staccarlo dai videogiochi, per una settimana.

Tarvisio poi mi sembra una cittadina molto carina, ha tanti negozi che paiono boutique, lo si nota dalle vetrine. Sarebbe un nuovo centro commerciale da visitare per Sara  all’aperto e, comunque, anche in Friuli Venezia Giulia ci sono le città: Udine, Trieste, Gorizia, Pordenone. C’è da girare! Magari un giorno lo potremmo trascorrere a Trieste, che dà sul mare e ha anche pareti attrezzate per l’arrampicata sportiva e un giorno potremmo decidere un’escursione sulle malghe del Montasio.

Per quanto riguarda il formaggio e la mia intolleranza qui dice che anche chi è intollerante al lattosio può concedersi un momento di gusto perché non tutti i derivati del latte contengono lattosio. In uno studio intitolato “Composizione dei formaggi DOP italiani” in alcuni formaggi stagionati, durante il processo di produzione vengono aggiunti al latte alcuni batteri che eliminano il lattosio trasformandolo in acido lattico e il Montasio a 60 giorni di stagionatura è naturalmente privo di lattosio e, se è presente, lo è con valori inferiori a 0,01 g per 100 g di formaggio, oltre 10 volte in meno del limite previsto dalla normativa nazionale e comunitaria. –

Marco leggeva ad alta voce, con calore. Appena ebbe finito, fece scorrere sotto gli occhi di Marika le immagini dei luoghi che avrebbero potuto visitare e dei prodotti eno-gastronomici da assaggiare direttamente sul posto. Sembravano raccontare un Friuli Venezia Giulia ricco e variegato, che sa come accogliere e far stare bene gli ospiti come se fossero di casa, in famiglia, con gusto e spensieratezza.

– Va bene, mi hai convinta. Come ci organizziamo? –

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com

Primo piatto a sorpresa dalle malghe del Montasio

Il tempo di aprire la porta di casa e posare le chiavi sull’ingresso e Marika sente provenire dalla cucina un brusio di voci e di stoviglie in movimento.

La tavola è apparecchiata, le schiene di Marco e Sara sono curve su forno e fornelli.

– Ciao, mamma! Ho aiutato ad apparecchiare la tavola! –

Samuel è seduto al suo posto, posate in mano e punte dei piedi che toccano appena il pavimento.

– Abbiamo preparato il frico e la polenta con farina integrale. –

Sara si volta mostrando fiera il piatto in tavola.

– Il frico? Non è un po’ troppo pesante, per cena? –

– Ma mamma, l’abbiamo fatto con il formaggio Montasio di malga, come dice la ricetta. Hai letto anche tu che il Montasio è un formaggio ad alto valore nutritivo, ad altissima digeribilità, con una composizione equilibrata di acqua, lipidi e di proteine. Non ha lattosio (che è uno zucchero al quale il papà è intollerante) ed è consigliato tutti, celiaci e persone che hanno bisogno di calcio, ferro, vitamine… –

Marika rimane interdetta. Da quando Sara parla con termini scientifici?

– A me basta una fetta piccola, di frico. Giusto per favorire. Il pollo alla cacciatora poi mi è venuto una meraviglia… hanno aperto una rosticceria vicino a dove lavoro. –

Al drin del campanello segue il sorriso soddisfatto di Marco che, armato di presine, posa il piatto della serata in tavola mentre Sara recupera una terrina dove versare la polenta integrale made Friuli Venezia Giulia.

– Non è un po’ liquida? –

Esclama Samuel, allungando il collo.

– Forse un po’ però è buona. Attento che scotta! –

Risponde Sara, che assaggia la polenta usando una fetta dimenticata di Montasio come cucchiaio. Sono tutti seduti a tavola, Marika è ancora sulla soglia della cucina con il sacchetto di sogliole in mano.

– Beh, non ti siedi? –

– Sì sì, è che stasera pensavo di fare le sogliole come le abbiamo mangiate a Trieste, quest’estate… –

Marco si alza, prende la sogliole fresche e ben impacchettare e le ripone veloce in frigo.

– Che problema c’è? Montasio ne abbiamo e il pesce possiamo cucinarlo per domani sera, che è venerdì! –

La famiglia al completo, si siede a tavola raccontandosi a vicenda, tra un boccone e l’altro, come hanno trascorso la giornata.

Il menù casereccio messo insieme da Marco, Samuel e Sara, all’insaputa di Marika, si rivela un successo. Ancora una volta i sapori, l’allegria e la convivialità delle malghe del Montasio si riuniscono in un primo piatto sano, sostanzioso, con tanto gusto e senza lattosio.

 

Autore: Rita Fortunato di paroleombra.com