IL MIRAGGIO DEL MONTASIO

Il Montasio interpretato da un inedito punto di vista visivo, quello di Ulderica Da Pozzo, fotografa professionista che già dai primi anni Ottanta racconta il suo rapporto con il territorio e il mondo contadino a cui è legato.

 

Quando lassù sul Montasio la primavera sta per diventare estate e il bianco della neve si scioglie anche sulle rocce più alte, è ora di partire. O meglio di tornare a salire. Come ogni anno, quando i prati del Montasio diventano un miraggio verde e si trasformano in pascolo.

 

Le mucche arrivano, alcune camminando, altre dopo lunghi viaggi sui camion che attraversano il Friuli, risalgono le valli e superano le tante curve tra le faggete. Quando scorgono il cielo azzurro e le nuvole rotonde che passano, corrono e cambiano forma, le mucche capiscono di essere in alto, di essere finalmente arrivate nella loro casa estiva. La mattina quando escono dalle casere, con i pastori che le accompagnano verso i pascoli, riconoscono subito la bellezza, ascoltano il rumore tenue e il fresco dell’aria che muove l’erba.

 

 

La sera l’erba diventa uno scorrere bianco di latte e nel piccolo caseificio della malga il giovane casaro diventa il primo attore. Colui che farà diventare il latte altro. È un meraviglioso tantra, che si ripete ogni giorno, quello dell’erba che diventa latte. Il latte che viene munto e riempie i bidoni lucenti che escono dalle casere e poi viaggiano verso il luogo dove si compie la magia della trasformazione. Nel giovane casaro che incontro, c’è la tecnica appresa a scuola, ma anche l’arte che viene da un mondo arcaico dove i gesti si trasmettono, e si imparano osservando. Saperi che sono difficili da raccontare in fotografia.

 

Se parli con il giovane casaro, che ha il potere e la responsabilità di fare diventare il latte formaggio, e lo guardi mentre lavora, avverti la passione che ci deve mettere nel lavorare una materia viva. E poi scopri le forme, solo quelle migliori vengono marchiate Formaggio Montasio, ciascuna con stampato il numero del giorno e del mese: un meraviglioso gioco di geometrie e di date, appoggiato su tavole di legno chiaro, che racconta il trascorre del tempo in malga.

 

Nel sorriso del casaro, che tiene in braccio una sua forma, c’è l’orgoglio del premio vinto per il miglior formaggio di malga dell’anno, ma anche la consapevolezza di essere un ragazzo di oggi che ha scelto di vivere in alto: là dove i giorni e il tempo acquistano il valore vero del fare. Lassù dove non si può barare: perché quando apri la prima forma rotonda è lei che parla, con il suo profumo, il suo sapore.

 

 

Sake e Montasio: il duo gourmet del Far East Film Festival 2019

Oriente e Occidente si incontrano dal 26 aprile al 4 maggio al Far East Film Festival di Udine, il più grande festival del cinema popolare asiatico. La kermesse, giunta alla sua 21ma edizione, vedrà l’alternarsi di film che affrontano tematiche sociali di rilievo, come la condizione della donna e i concetti di “libertà” e di “censura”. La manifestazione prevede anche degustazioni, workshop, esibizioni, concerti e molto altro, per vivere e respirare la cultura asiatica a 360 gradi proprio nel cuore della città friulana.

 

Quest’anno il Far East Film Festival unirà non solo due culture ma anche due sapori, due eccellenze, dei rispettivi territori: Sua Maestà il sakè e Sua Maestà il Montasio! Dopo la proiezione di “KAMPAI! Sake Sisters”, sul grande schermo udinese in prima mondiale, ci sarà un imperdibile talk-degustazione di Montasio e Sake, durante la quale interverranno la produttrice, Miho Imada, e la sommelier Giovanna Coen.

Il film, che vede il ritorno del regista Mirai Konishi, indaga la presenza femminile nell’industria giapponese del sake, un tempo dominata dagli uomini. A guidare lo spettatore attraverso l’affascinante mondo del Sake, tre donne pioniere del settore: Miho Imada, figlia di un mastro produttore a capo di un vecchio stabilimento di Hiroshima, e ora lei stessa produttrice; Rebekah Wilson-Lye, consulente neo-zelandese che mette in relazione i produttori di sake con altre realtà industriali; e Marie Chiba, giovane e carismatica proprietaria di un sake-bar a Tokyo, che si diverte a creare originali combinazioni tra la tipica bevanda e vari prodotti culinari.

L’evento, organizzato in collaborazione con il Consorzio Formaggio Montasio e Q.B. (Il quotidiano online di gusto e buongusto), prevede l’ingresso alla degustazione solo in abbinamento al biglietto per il documentario “KAMPAI! Sake Sisters”, che verrà proiettato mercoledì primo maggio alle 13.00 presso il Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Info e prenotazioni presso la biglietteria del Teatro Nuovo.

 

IL CIBO E LE SUE MEMORIE

Lo chef Stefano Polato, autore dei pasti che l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha portato con sé durante la missione spaziale “Futura”, racconta come negli ultimi decenni si siano perse per strada informazioni, tradizioni e storie. Una carenza che ha causato un allontanamento dal vero significato della parola “CIBO”.

Per questo è importante ripercorrere la storia del formaggio con approccio antropologico.

 

Da una decina di anni mi sono addentrato nel complicato mondo della divulgazione. Specifico “complicato”, in quanto, oggi giorno tutti (o quasi) parlano di cibo e orientarsi in un mare di informazioni è difficile, soprattutto considerato che molto spesso tali informazioni risultano essere contraddittorie, malamente veicolate e non filtrate scientificamente.

Incontrando adulti, adolescenti, bambini, noto una costante carenza di conoscenza storica del cibo, del perché determinati alimenti/preparazioni sono nate e quale ruolo hanno ricoperto nell’evoluzione dell’uomo. La cosa mi lascia sempre un po’ di amaro in bocca. La scienza oggi sta urlando al mondo che il cibo comunica con il nostro DNA. Nutrigenetica e nutrigenomica confermano che l’alimentazione rappresenta un fattore di trascrizione e che gli alimenti introdotti con la dieta possono esercitare a livello del genoma umano effetti diretti, alterando l’espressione e/o la struttura dei geni.

Detto questo, com’è possibile non conoscere in modo approfondito ciò che mettiamo in bocca? È ancora pensabile alimentarsi solo per abitudine e con superficialità? Siamo parlando di qualcosa che ha la capacità di determinare il nostro stato di salute o di non salute!

Molto spesso durante le mie lezioni, porto l’esempio del formaggio per far comprendere quanto sia importante conoscere le storie del cibo per saperlo valorizzare, apprezzare ed inserire in modo opportuno all’interno della propria dieta. Basta fare un passo all’indietro di 50/60 anni per scoprire che il formaggio era considerato un “salva-vita”, un metodo per conservare alimenti ricchi di nutrienti per lunghi periodi e per assicurarsi una scorta sicura.

Già questo semplicissimo ragionamento, può far comprendere quanto fosse prezioso questo alimento. Un concetto oggi perduto anche a causa dell’esagerata offerta disponibile, eccessivamente ricca di referenze che creano caos e dubbi in merito alla qualità.

Proprio il termine qualità sta assumendo sempre più un significato “soggettivo”, a causa dell’eccesso di informazioni non filtrate. Ciascuno di noi ha costruito un proprio “disciplinare”, senza considerare che per ogni alimento devono esserci dei paletti ben precisi e chiari per poterlo definire “di qualità” e, di conseguenza, perché risulti essere un fattore di trascrizione positivo per il nostro stato di salute.

Il fatto che esistano, come nel caso del formaggio Montasio, un Consorzio e un marchio DOP, significa sottostare ad una legislazione ben precisa e chiara, che non lascio spazio a dubbi. A questo si aggiunge il fatto che un gruppo di persone “illuminate” ha deciso di riunirsi per redigere uno statuto e una normativa. Azioni utili a garantire sicurezza al consumatore, evitare qualsiasi dubbio e a non dimenticare che il “formaggio vero” fa parte della storia di tutti noi. Ecco che conoscere la tradizione dà vita all’innovazione!

A tutto ciò si aggiunge il fatto che alcune tipologie di formaggi stagionati, tra cui il Montasio, risultano essere privi di lattosio, ricchi in micronutrienti (vitamine e sali minerali) e in proteine. Queste caratteristiche fanno ben comprendere che il Montasio va interpretato come un alimento sicuro e completo da inserire coscientemente all’interno del piano alimentare settimanale.

Ritengo anche che determinati alimenti debbano essere rispettati quando si utilizzano in cucina. Mi spiego meglio: si hanno memorie del Montasio già dal 1200 e sino ad oggi è stata tramandata una tecnica, una passione e una storia. Eccedere con ulteriori lavorazioni e rielaborazioni in cucina può significare perdere la vera essenza del Montasio. Chiamiamolo “purismo”…

Ecco un consiglio su come abbinarlo ad un prodotto, forse il più rappresentativo, del periodo primaverile: l’asparago.

INSALATA DI ASPARAGI MARINATI CON RAVANELLI, ZENZERO E MONTASIO STRAVECCHIO

Ingredienti per una persona:

2 ravanelli

250 g di asparagi verdi

qualche fogliolina di timo fresco

mezzo cucchiaino di zenzero fresco sbucciato e grattugiato

un cucchiaio di olio extra vergine di oliva

1 cucchiaino di succo di limone

un pizzico di gomasio alle erbe

un pizzico di pepe

50g di Montasio Stravecchio a scaglie

Procedimento:

Dopo aver lavato gli asparagi, privarli dell’ultima parte del gambo, quella più

dura e legnosa. Tagliarli a strisce sottili aiutandosi con un pelapatate e adagiarli in

una ciotola. Tagliare a fettine anche i ravanelli e aggiungerli agli asparagi.

Buon appetito a tutta salute!

Diventare grande insieme al Montasio

La crescita di un bambino e i suoi trasferimenti per l’Italia alla ricerca del gusto originario del Montasio DOP, scoperto in un mercato. La storia dello speaker e giornalista Lorenzo Dardano.

 

Il primo assaggio di Montasio risale a circa trent’anni fa, al tempo delle elementari, quando il sapore del formaggio per me era quasi sconosciuto. Uscito da scuola, mano nella mano con mia mamma, mi recavo al mercato alimentare di Ancona, la città dove all’epoca vivevo col resto della mia famiglia. Si trattava di una maestosa struttura in ferro dal tetto a vetri, che ospitava decine e decine di banconi stracolmi di ogni ben di Dio, che con i loro aromi mi facevano salire l’acquolina in bocca. La nostra spesa quotidiana si concludeva sempre da Maurizio, il lattaio che aveva il banco proprio all’ingresso del mercato. Mentre serviva col suo consueto sorriso le persone avanti a noi, i miei occhi da bambino, che avevano appena conosciuto l’alfabeto, scorrevano le varie forme di formaggio esposte di cui cercavo di immaginare il gusto, e tentavano di leggere le etichette sillabandole.

M…O…N…T…”. “E a questo giovanotto non gli diamo niente da mangiare?”, domandò ad alta voce Maurizio interrompendo la mia lettura stentata. “Io vorrei questo…”, risposi indicando col ditino quel formaggio dal colore giallo e dalla crosta liscia. “Il Montasio fresco, ottima scelta, questo viene dal Friuli, glielo faccia assaggiare…”, esclamò rivolgendosi a mia madre mentre le porgeva la fetta tagliata per me. Da bambino curioso e impaziente quale ero, lo mangiai in un sol boccone, ringraziandolo goffamente. Mentre assaporavo il suo gusto delicato, facendo ritorno a casa, non potevo certo realizzare che quel formaggio di cui quel giorno imparai il nome, mi avrebbe fatto compagnia per lungo tempo.

 

L’assaggio del Montasio divenne infatti una buona abitudine quotidiana, che continuai a seguire anche quando, crescendo, cambiai scuole. Malgrado mi trovassi ora più distante dal mercato, cercavo comunque di ritagliarmi un momento per andare a salutare Maurizio prima di tornare a casa per il pranzo. Da adolescente più alto e robusto, il mio sguardo ora poteva scorgere meglio tutte le forme che affollavano ogni giorno il suo bancone rimasto sempre all’ingresso. Eppure alla fine la mia preferenza cadeva sempre sul Montasio che, grazie a lui, scoprivo nelle sue diverse stagionature. “Hai provato il Mezzano? Assaggia lo Stagionato…Aspetta, senti lo Stravecchio!”, mi incalzava giorno dopo giorno. Era come se la mia crescita – tra cambi di voce, abiti e scarpe – passasse piacevolmente da quel rito di cui non riuscivo più a fare a meno. Al punto da scegliere il Montasio non solo a tavola, ma anche a merenda e perfino fuori casa. Ho continuato infatti a seguire il suo particolare “richiamo” durante tutti i traslochi della mia vita, andandolo a scovare ed acquistare nei mercati delle città in cui mi trasferivo per studio o lavoro.

 

 

Oggi che, dopo vari cambiamenti, la voce è diventata quella di un adulto – e persino il mio principale strumento di lavoro – mentre la taglia dei vestiti è (fortunatamente) la stessa da un po’, non ho di certo abbandonato i miei “momenti Montasio”: prima della palestra, durante l’aperitivo con gli amici e, perché no, dopo una diretta notturna. Malgrado avessi ormai imparato a conoscere bene le sue stagionature, avevo come la sensazione che non fossi più riuscito a ritrovare il suo gusto originario. Quello che avevo assaporato anni prima da bambino all’uscita da scuola e che mi aveva fatto capire che gusto avesse il formaggio. Ed è per questo che quando di recente ho avuto la possibilità di tornare ad Ancona, non ho esitato a rifare lo stesso percorso a piedi che, benché fosse passato molto tempo, ricordavo ancora bene. La via che mi conduceva al mercato da cui provenivano gli stessi profumi di allora, a quel bancone che era ancora lì all’ingresso e che ospitava, come immaginavo, Maurizio. A parte qualche capello bianco in più, era sempre lui col suo immancabile sorriso e il cappellino bianco in testa. Ero convinto non mi avrebbe mai riconosciuto ed invece, non appena ha incrociato il mio sguardo, ha preso la forma ed ha cominciato ad affettare senza che nemmeno glielo chiedessi. Dopo avergli raccontato dove fossi finito e di cosa mi occupassi, mi ha detto solamente “Ti ascolterò”. Promettendo che gli avrei inviato l’articolo una volta pubblicato, me ne sono andato con in bocca il suo sapore originario e sottobraccio il pezzo di Montasio, che continuavo a guardare e riguardare. Con gli stessi occhi di bambino, diventato “grande”.

Quando il formaggio ispirò un’opera d’arte.

Nel 1934, il quadro “Persistenza della memoria” venne acquistato dal Museum of Modern Art di New York, dov’è attualmente esposto, e costituisce uno degli elementi più importanti della collezione del museo.

La storia di com’è nata quest’opera sugli orologi molli di Dalì è stata svelata dallo stesso artista all’interno della sua autobiografia, intitolata La mia vita segreta. Stando a quanto raccontato dallo stesso Dalì, questo capolavoro avrebbe preso vita in una sera come un’altra, nella quale Salvador e sua moglie Gala sarebbero dovuti uscire con amici per andare al cinema. A causa di un forte mal di testa, Dalì preferì rimanere a casa, mentre sua moglie uscì con gli amici; prima di andare al cinema, però, la coppia cenò a casa, mangiando del formaggio fresco; l’artista rimase colpito dall’eccezionale mollezza dell’alimento, e, una volta rimasto solo, continuò a riflettere sulla particolare consistenza del formaggio.

Successivamente, si recò nel suo atelier, dove si fermò ad osservare il suo ultimo lavoro ancora in fase di completamento, si trattava di una veduta di Port Lligat, e, in quell’attimo, ci fu l’idea geniale riguardo ai quattro orologi presenti nella scena: tre di loro si stanno sciogliendo, prendendo la forma degli elementi su cui sono appoggiati, mentre il quarto è rimasto solido, ma ricoperto da tante formiche nere, insetto per cui il pittore nutriva una grande fobia.

Nella scena, Dalì scelse di dipingere gli orologi, simbolo dello scorrere inesorabile del tempo, che rimangono impressi nella mente proprio per il loro particolare aspetto ispirato dalla mollezza di un formaggio!

Pensando al nostro Montasio, delle diverse stagionature quella che più richiama la mollezza è senza dubbio la consistenza del Fresco. Chissà il suo sapore delicato cosa avrebbe evocato nella mente del Re del Surrealismo.

Il Formaggio dentro il caffè? Un Kaffeost con Montasio!

Tra gli abbinamenti più stravaganti e ben riusciti, non si può dimenticare quello del caffè con il formaggio ed il Kaffeost è un ottimo esempio di come questi due ingredienti vadano a nozze!

Il Kaffeost proviene dalla tradizione della Lapponia svedese, una regione a nord della Svezia, ed è diffusa nelle zone più a nord della Finlandia. Premettendo che la popolazione svedese risulta avere i più alti tassi di consumo del caffè al mondo, questo tipico piatto locale viene proposto a colazione per un pasto caldo, gustoso e ricco di energie.

Il Kaffeost prevede che al cliente venga servita una tazza di caffè bollente, dal gusto fortemente amaro, con dei cubetti di formaggio locale all’interno.

Il formaggio utilizzato per questa bevanda è il ​leipajuusto​, chiamato anche “formaggio da pane”, derivante da latte di mucca, pecora o renna, e spesso gli viene data la tipica forma di un disco di circa due o tre centimetri di spessore. Questo formaggio viene prima cotto al forno, grigliato o cotto flambè, per poi essere essiccato, in modo tale da assicurarne la durata per diversi anni, per poi infine essere cotto sulla fiamma per ammorbidirlo, tagliarlo e mangiarlo. Il risultato finale consiste in un sapore neutro e delicato con una consistenza semidura.
A differenza delle regioni settentrionali, nel sud della Svezia i due ingredienti vengono degustati separatamente, dove il formaggio viene servito sul piatto, tagliato a triangolo, accompagnato ​da panna e confettura di camemoro, un frutto di bosco dal colore arancione tipico di questi territori.

In ogni caso, questo abbinamento permette di gustare i sapori intensi di entrambi gli ingredienti nel loro massimo splendore, dando giustizia all’amaro del caffè che si combina perfettamente con i cibi più grassi, per quel senso di pulizia che rilascia in bocca.
Il Kaffeost è sicuramente un modo di gustare la colazione in maniera anticonvenzionale per noi italiani, ma è anche una curiosità da sperimentare. Perché non creare quindi un Kaeffeost italiano anche con il nostro Formaggio Montasio Dop? Una proposta anticonvenzionale che potrà essere gustata anche dalle persone intolleranti al lattosio, visto che il Montasio dai 2 mesi di stagionatura è naturalmente privo di questo zucchero. Click qui per approfondire le informazioni nutrizionali: http://www.montasio.com/educazione-nutrizionale/.

Il formaggio Montasio: valido alleato nella dieta dello sciatore

Quando la neve comincia a scendere, si risveglia nel cuore dello sciatore la passione per le piste. Ma cosa mangiare durante una giornata sugli sci? In particolare, il formaggio può essere considerato un alimento adatto? Scopriamolo insieme.

Prima di cominciare l’attività sportiva, lo sciatore non deve dimenticare di fare una buona colazione per evitare pericolosi cali di zuccheri. Altra importante regola a tavola è evitare piatti troppo elaborati e ricchi di grassi, poiché l’organismo, dopo il pasto, è impegnato nella digestione e quindi richiama una maggior quantità di sangue al tratto gastro-intestinale, impoverendo di ossigeno il cervello e gli altri distretti corporei. Per questo è bene mantenersi leggeri. Un’idea per pranzo potrebbe essere una zuppa calda, facile da digerire e capace di riscaldare il corpo. Magari accompagnata da un pezzetto di formaggio Montasio DOP, che è ricco di principi nutritivi, quali proteine, calcio, fosforo, ferro e vitamine, ed è adatto anche alle persone intolleranti al lattosio, in quanto alimento privo di tale zucchero.

Anche del Montasio, come di tutti i cibi, è importante non fare un consumo troppo frequente ed eccessivo, nello specifico è consigliato mangiare il formaggio non più di tre volte a settimana, possibilmente in abbinamento a una porzione di frutta o di verdura, sia cotta che cruda. Inoltre, il formaggio, in quanto alimento già ricco di proteine e ferro, non andrebbe mai accostato ai salumi, alla carne, al pesce o alle uova. Bisogna tenere conto comunque che le diverse stagionature hanno differenti apporti calorici. Infatti, il Montasio stravecchio contiene una maggior quantità di proteine e grassi rispetto al Montasio fresco (click qui per maggiori info: http://www.montasio.com/educazione-nutrizionale/). Il Montasio può essere consumato anche da chi ha problemi di colesterolo. Infatti, secondo un recente studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Copenaghen e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, il formaggio stagionato, come il Montasio, fa bene alle arterie poiché aumenta i livelli di HDL, il colesterolo “buono” del sangue.

Infine, è utile portare con sé durante lo sci uno spuntino veloce, come una barretta proteica o un frutto, da consumare tra una pausa e l’altra, in modo da avere sempre le batterie al massimo per godersi la neve in sicurezza.

Sei un appassionato di formaggio? Scopri le 9 curiosità su questo delizioso alimento

Un prodotto molto conosciuto e apprezzato come il formaggio è legato a fatti curiosi e stravaganti, che forse non hai mai sentito, leggili qui.

  1. Quando nasce il formaggio?
    L’origine del formaggio risale a più di 6.000 anni fa. Secondo la leggenda, il latticino è nato in Medio Oriente per mano di un mercante arabo. Egli aveva la necessità di trasportare del latte nel deserto, così sistemò la bevanda in un recipiente di pelle di pecora; durante il tragitto gli enzimi e il caldo diedero vita al processo di produzione del formaggio che tutti noi oggi conosciamo.
  2. Perché si chiama formaggio?
    Questo nome deriva dalla parola “forma”, intesa come la forma acquisita dal formaggio, “phormos”, che in greco antico indicava il paniere di vimini utilizzato per dare al latticino il suo caratteristico aspetto.
  3. Da dove nascono i nomi dei formaggi?
    I diversi formaggi devono il loro nome al luogo di produzione, come il Montasio prende quello dell’omonimo altopiano situato in Friuli. Infatti, ogni località ha dei fattori determinanti che rendono il formaggio unico nel suo genere, ad esempio la vegetazione, il clima, gli animali, la stagione di produzione, l’altitudine, le caratteristiche del suolo e i diversi microrganismi presenti nel luogo.
  4. Qual è il formaggio più vecchio del mondo?
    Il formaggio più antico risulta avere 3600 anni ed è stato ritrovato nel 1900. Le sue condizioni erano perfettamente integre, grazie al luogo che lo ha ospitato per secoli: al tempo il formaggio è stato posizionato al collo di due mummie sepolte nel deserto di Taklamakan. La spiegazione per la quale è riuscito a durare in questi lunghi anni è stata riscontrata nel clima secco del deserto, nella strettissima fasciatura delle mummie, all’interno di bare sigillate da pelli di mucca e nel terreno salato in cui esse sono state sepolte.
  5. Qual è il formaggio più costoso?
    Una ricerca ha dimostrato come sia un prodotto tipico della Serbia ad ottenere il record di formaggio più costoso al mondo: il Pule.
    Il suo valore è di 1.320 dollari al kg, proprio a causa della mungitura a mano delle asine e alla necessità di ben 25 litri di latte per ottenere solo 1 kg di formaggio.
  6. La più grande scultura di formaggio?
    Nel Wisconsin (U.S.A.), Sarah Kaufmann, conosciuta come Lady Cheese, ha ottenuto il Guinness World Record per la più grande scultura di formaggio al mondo. Creata il 14 agosto 2011, per celebrare il 160° anniversario della Fiera del Wisconsin, l’opera pesava ben 419,57 kg.
  7. A chi piace di più il formaggio?
    Secondo un rapporto della International Dairy Federation, i più grandi consumatori di formaggio in Europa sono i francesi: basti sapere che in media, nel 2014, un francese aveva consumato in un anno quasi 26 chili di formaggio pro-capite. E gli italiani? Si aggiudicano il secondo posto, con “solo” 20 chili.
  8. Esiste il formaggio al cioccolato?
    Sì, non si tratta di una ricetta particolare, bensì di una tipologia di processo di produttivo. Il Blue Cheese viene infatti ricoperto da strati di liquore al cioccolato “Choco21” durante la stagionatura e infine ricoperto di cacao in polvere e cioccolatini.
  9. Un latticino senza lattosio?
    Esistono alcuni tipi di formaggi in cui il lattosio non è presente nel prodotto finito. Infatti, nel ciclo di produzione, durante la fermentazione e la stagionatura, il lattosio viene trasformato in acidi lattici. Anche il Montasio, sin dai 60 giorni di stagionatura, è naturalmente privo di lattosio (click qui per maggiori info: http://www.montasio.com/educazione-nutrizionale/).

COLLIO DAY 2019 con il Montasio DOP

I vini del Collio, i formaggi del Consorzio Montasio, e la partecipazione di Promoturismo FVG in 10 sedi AIS di tutta Italia.

Il Collio Day 2019, che conferma la felice collaborazione del Consorzio Collio con l’Associazione Italiana Sommelier, si svolgerà quest’anno il 28 febbraio e verrà accolta da dieci città in altrettante sedi AIS. Mestre, Verona, Bologna, Milano, Torino, Genova, Fermo, Bari, Sassari e Siena accoglieranno i vini del Collio accompagnati dai formaggi del Consorzio Montasio.

Verranno degustati sette vini per ogni tappa, tre da varietà autoctone (Friulano, Ribolla, Malvasia), altrettanti da varietà internazionali (tra Pinot Grigio, Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon) ed un Collio Bianco. Ogni tappa avrà tra la batteria anche un vino con alle spalle alcuni anni di evoluzione per dimostrare quanto la capacità di crescita e la longevità sia un valore importantissimo dei vini del Collio che riescono ad esprimere il loro potenziale, la propria profondità e la continua eleganza, estendendo la freschezza nel tempo. Sarà quindi possibile, per i partecipanti, riuscire ad apprezzare la ricchezza ampelografica e gustativa di questa terra di confine per promuovere i vini ed il territorio intero.

Ad accompagnare la degustazione i formaggi del Consorzio Montasio, Consorzio col quale il Collio prosegue in una importante collaborazione promozionale in perfetto abbinamento per ogni degustazione per accompagnare eccellenze ad altrettante eccellenze.

L’edizione 2019 conferma anche lo stretto rapporto di collaborazione tra il Consorzio Collio e Promoturismo FVG con la possibilità, attraverso la valorizzazione delle nostre eccellenze, di poter far conoscere anche al di fuori del confini regionali la ricchezza e i valori della nostra terra.

Tutte le informazioni riguardanti le singole serate si potranno trovare sul sito dell’AIS riferito ad ogni specifica delegazione.

L’occasione del Collio Day sarà anche utile per poter anticipare alcune esperienze contenute nel programma dell’evento Enjoy Collio Experience 2019 in programma tra il 29 maggio ed il 2 giugno.

Il Formaggio Montasio si acquista anche online!

Il Montasio Dop è un’eccellenza della gastronomia italiana. Si tratta di un formaggio a pasta cotta, semidura, dalla occhiatura di piccola grandezza omogenea su tutta la sezione.

Il Montasio si presenta in 4 diverse stagionaturefresco, mezzano, stagionato e stravecchio, ciascuna con una particolare sfumatura di sapore.

Dai 2 mesi di stagionatura il Montasio è naturalmente privo di lattosio e quindi può essere consumato anche dalle persone allergiche a tale zucchero.

Questo prodotto del territorio è acquistabile anche via web, di seguito l’elenco dei soci del Consorzio con vendita online del Formaggio Montasio: 

Shop – VBL502LATTEBUSCHE
Shop – FUD050 – LA SISILE
Shop – FATTORIE FRIULANE